Alcuni anni fa (1992/93) don Giovanni, insieme ad un gruppo di
persone, sentì l’esigenza di modificare il programma della festa
Patronale della nostra comunità, perché era concepita come una serie
di attrazioni e giochi che si esaurivano con la festa stessa.
Egli voleva invece organizzare qualcosa che facesse riunire i
parrocchiani perché si sentissero parte di una comunità, per
condividere lo stesso cammino.
Nacque così l’idea di costituire le “Cascine” per
riunire quella parte di comunità cristiana che abitava nel quartiere
di Madonna Regina, per condividere momenti di gioia, di allegria, di
comunione, in un vero e proprio “Palio”, tra persone
che si conoscevano e volevano vivere e mettere in pratica il
comandamento di Gesù: “Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho
amato”.
La cascina divenne così un’occasione di aggregazione, un luogo in cui
conoscersi meglio e condividere la vita e le proprie esperienze con
gli altri, uno strumento pastorale per costruire una comunità
che fosse anche missionaria.
Si capì che per essere comunità occorreva innanzitutto conoscersi,
confrontarsi e aderire ad un medesimo cammino nonostante le nostre
diversità. Per attuare questo furono proposti, oltre a giochi,
feste, cene, anche una serie di incontri culturali, formativi e di
preghiera legata ai momenti liturgici più significativi dell’anno,
non con lo scopo di far emergere la propria cascina, ma per
conoscerci meglio, fare amicizia, crescere insieme e sostenerci nel
momento del bisogno, come se fossimo una grande famiglia.
Don Giovanni ci sollecitò a comprendere che una vera comunità doveva
anche essere missionaria, farsi prossima verso le persone che
incontrava, quelle stesse che abitano nella nostra via, essere
accogliente verso le nuove famiglie che si trasferiscono nel
quartiere, non dimenticando quelle in difficoltà, sensibilizzando
tutti ad una vicinanza fraterna nella condivisione delle povertà e
delle ricchezze di ciascuno.
Infine un modo nuovo, ma anche antico, di fare festa insieme, senza
gelosie o invidie di “campanile” ma nel sereno e gioioso
coinvolgimento di tutti nel lungo cammino di una comunità che ama.
Maria
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