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NATALE 1944: SESSANTUNO ANNI DI VERA DEMOCRAZIA?

Radiomessaggio di PioXIIper il Natale 1944
il Problema della democrazia. [Rm Dem]

Ci troviamo di fronte al documento più importante nella storia della dottrina sociale della Chiesa sul problema della democrazia; sollevò entusiasmo anche tra non credenti. Distinguendo la "vera" democrazia dalla democrazia falsa e illegittima, vengono esposti alcuni importanti concetti sulla pace.

Vera democrazia e democrazia illegittima. Si sente prossima la conclusione della seconda guerra mondiale e vengono fatti i bilanci terribili di poteri e di scelte che hanno condotto alla distruzione ed alla morte milioni di persone. In questo clima anche Pio XII avverte che la democrazia diventa una speranza di buon governo: "La tendenza democratica investe i popoli e ottiene largamente il suffragio e il consenso". Finora la democrazia, se non ostilmente, è stata guardata con diffidenza e, citando Leone XIII, Pio XII afferma che "secondo gli insegnamenti della Chiesa non è vietato di preferire governi temperati di forma popolare, salva però la dottrina cattolica circa l'origine e l'uso del potere pubblico" anche se "la Chiesa non riprova nessuna delle varie forme di governo, purché adatte per sé a procurare il bene dei cittadini".
La fondamentale distinzione fra “popolo e massa” ci riporta al mondo dei governati. ''Popolo e moltitudine amorfa ('massa') sono due concetti diversi. Il popolo vive e si muove per vita propria; la massa è per sé inerte, e non può essere mossa che dal di fuori. Il popolo vive della pienezza della vita degli uomini che lo compongono, ciascuno dei quali - al proprio posto e nel proprio modo – è una persona consapevole delle proprie responsabilità e delle proprie convinzioni. La massa, invece, aspetta l'impulso dal di fuori, facile trastullo nelle mani di chiunque ne sfrutti gli istinti e le impressioni, pronta a seguire, a volta a volta, oggi questa, domani quell'altra bandiera.
Dalla esuberanza di vita di un vero popolo la vita si effonde, abbondante e ricca, nello Stato e in tutti i suoi organi, infondendo in essi, con vigore incessantemente rinnovato, la consapevolezza della propria responsabilità, il vero senso del bene comune. Della forza elementare della massa, abilmente maneggiata ed usata, può pure servirsi lo Stato; nelle mani ambiziose di uno solo o di più, che le tendenze egoistiche abbiano artificialmente raggruppati, lo Stato spesso può, con l'appoggio della massa, ridotta a non essere più che una semplice macchina, imporre il suo arbitrio alla parte migliore del vero popolo: l'interesse comune ne resta gravemente e per lungo tempo colpito e la ferita è spesso difficilmente guaribile. “La massa " è la nemica capitale della vera democrazia", mentre la vera democrazia rispetta un limite sotto cui non si può scendere ed è la libertà delle persone, delle famiglie e delle loro spontanee aggregazioni… promuovendo uno "spirito di comunità e di fratellanza". Essa ha, come caratteristica propria (che la distingue da altre forme di governo, peraltro ugualmente legittime), una certa "uguaglianza civile" dei cittadini nei rapporti politici. Tutte le ineguaglianze derivanti non dall'arbitrio, ma dalla natura stessa delle cose, ineguaglianze di cultura, di averi, di posizione sociale - senza pregiudizio beninteso della giustizia e della mutua carità - non sono affatto un ostacolo al bene comune e ai fini propri dello Stato democratico”.
Quanto ai governanti, essi devono anzitutto riconoscere un limite oltre cui non andare ed è costituito dalla dipendenza dell'autorità da Dio e dalla legge morale. Nella democrazia, infatti, esiste il rischio di superare ogni limite morale, ritenendo che tutto quanto è deciso dalla maggioranza sia vero e buono, anche se in contrasto con la legge morale e religiosa di cui non si riconosce più il valore. “Una sana democrazia, fondata sugli immutabili principi della legge naturale e delle verità rivelate, sarà risolutamente contraria a quella corruzione, che attribuisce alla legislazione dello Stato un potere senza freni né limiti e che fa anche del regime democratico, nonostante le contrarie ma vane apparenze, un puro e semplice sistema di assolutismo”.
Il regime democratico, per i suoi meccanismi di selezione dei governanti, richiede pure una particolare cautela nella scelta: "La questione della elevatezza morale, della idoneità pratica, della capacità intellettuale dei deputati al parlamento, è per ogni popolo in regime democratico una questione di vita o di morte, di prosperità o di decadenza, di risanamento o di perpetuo malessere". Nella riflessione molto matura e molto concreta si svelano le tentazioni e i giochi di chi ha potere. Il testo è ancora oggi di una attualità sconcertante. Occorrerà scegliere uomini "che si considerino come i rappresentanti dell’intero popolo, e non già come i mandatari di una folla… Tale scelta non sia stretta ad alcuna professione o condizione, bensì che sia l'immagine della molteplice vita di tutto il popolo". Dove invece in democrazia mancano uomini capaci di essere davvero "guide e capi", "altri vengono ad occupare il loro posto, per fare dell'attività politica l'arena della loro ambizione, una corsa ai guadagni per se stessi, per la loro casta o per la loro classe, mentre la caccia agli interessi particolari fa perdere di vista e mette in pericolo il vero bene comune".

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Redazione Web: don Sergio, Achille, Dario

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