PARROCCHIA
S. MARIA REGINA
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Anno 2008/2009
Numero 8  giugno 2009

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Cosa è bello?

Chi può dire cosa è bello e cosa non lo è?
Un giudizio di questo genere è troppo soggettivo: varia da persona a persona; me ne accorgo spesso parlando soprattutto con i più giovani: il mio concetto di "bello" si discosta moltissimo dal loro.

È divertente sentire i loro commenti su questo o quel cantante, quell’attore o del "carino" di turno: "...che bei capelli!!", "...come cammina?", oppure "...come è pettinato bene!!".
Per me la bellezza non necessariamente deve essere "vista" all'esterno e riferirsi a una persona o a un oggetto.

Bello può essere un sentimento (l'amicizia, l'amore), un pensiero, un gesto (un abbraccio, un bacio); a tutti noi piace sentirsi dire: "ti voglio bene" oppure "...vuoi venire alla mia festa?", tutto questo suscita felicità, piacere; vuol dire che non sei indifferente, non passi inosservato: a qualcuno "piaci".
Piaci anche se non sei perfetto fisicamente (del tipo: alto, biondo, occhi azzurri e longilineo...); piaci perché sai trasmettere qualche cosa di speciale: i tuoi sentimenti, i tuoi valori.
Un po’ diverso, invece, il concetto di bellezza in questo dipinto famosissimo: "La Primavera" eseguito da Botticelli nel 1480 circa, che interpreta il principio secondo il quale l'arte deve rappresentare l'ideale di un mondo perfetto, e la bellezza delle forme è l'espressione dell'armonia dell'universo.

Al centro della scena, quasi incorniciata dai cespugli di mirto, si trova la Venere, soggetto principale del dipinto, sovrastata da un piccolo cupido alato.
Essa è mediatrice tra terra e cielo e guida l'uomo verso il percorso di purificazione e di conoscenza.
Attorno a questa figura femminile si dispongono a sinistra Mercurio, simbolo di contemplazione, che disperde le nuvole, le tre Grazie che, coperte di veli trasparenti, si uniscono in una danza: esse rappresentano le tre caratteristiche di Venere (la Bellezza, la Castità, la Passionalità).
Sulla destra troviamo Zefiro mentre afferra la ninfa Cloris che si tramutata in Flora.
La scena è inserita in un boschetto e le figure sono collocate in un prato in cui il Botticelli include una notevole qualità di fiori e piante (quasi 200 specie presenti sulle colline di Firenze). Le figure sembrano irreali e senza peso, infatti non calpestano il prato.
Il colore è tenue, la luce è reale. Lo spazio aperto non ha prospettiva perché si può notare uno studio del particolare sia in primo piano che in lontananza.
All’interno di esso le figure si dispongono secondo un ritmo costante e collegate da un andamento ondulato e regolare che conferisce un senso di armonia, pace e serenità.

Tutti questi elementi del dipinto ci portano a considerare quanto, nell'arte, si tenda a descrivere la bellezza seguendo dei canoni ben precisi e prestabiliti. Fin dai tempi degli antichi greci, infatti, si cercava di rappresentare la bellezza del fisico, prendendo le misure di diverse parti del corpo ad un certo numero di uomini, e quindi di definire delle misure medie, imponendole come ideali.
Per nostra fortuna, oggi, si è lasciato libero spazio al gusto personale, e, a questo proposito, voglio citare una frase verissima, che conferma questa totale libertà di giudizio, scritta da Giacomo Leopardi:
"Non si troverà una sola donna della cui bellezza o bruttezza tutti gli uomini convengano".

Antonella

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