Pagina 4 - Il Tassello

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Sì, perché anch’io, confessionale, ho orecchi che ascol-
tano e bocca che rivela quello che succede nel mio picco-
lo spazio.
Prima di tutto devo dire che mi piace la mia intimità at-
tuale. Prima era un problema perché alle grate non veniva
più nessuno, e meno male, era ora; e davanti, con la gente
che andava avanti e indietro e qualcuno che si fermava
con l’orecchio teso, non davo ai penitenti la tranquillità
per esprimersi.
Ora vedo che il penitente entra sereno, trova una sedia
comoda, si distende, si rilassa
e parla liberamente; trova un
inginocchiatoio dove alla fine
si prostra davanti al Crocifisso
e pronuncia il suo mea culpa.
Quel Crocifisso è tutto, sta in
mezzo tra il sacerdote e il peni-
tente, è davanti a lui che l’uo-
mo diventa umile, è davanti a
lui che cadono tutte le borie
umane.
Dentro ci vedo don Norberto
con camice e stola. E’un sacra-
mento quello che si celebra qui
dentro, quel sacramento che
Gesù ha istituito quando a Pie-
tro disse:
“A te darò le chiavi
del regno dei cieli… tutto ciò
che scioglierai sulla terra sarà
sciolto anche nei cieli”
(Mt 16,
19)
Vedo don Norberto che qui
attende pazientemente e men-
tre attende prega; prega per sé
e per i suoi parrocchiani. E’
fedele a questo suo impegno
pastorale, è sempre qui tutti i
sabati pomeriggio, peccato che
siano così pochi i “clienti”.
Vedo che certa gente non si rende conto di aver bisogno
della misericordia di Dio, non capisce che Dio è più gran-
de del loro peccato. Quante volte don Norberto ha pregato
con il salo 118:
“I miei occhi si consumano nell’attesa
della tua salvezza”
. Infatti si illumina il suo volto quando
vede la porta aprirsi e una voce che dice: “Posso?”
Don Norberto è qui perché ha ricevuto dal Vescovo,
successore degli apostoli, la facoltà di rimettere i peccati.
Ma sento a volte che qualcuno è perplesso e pensa: ma
torno alla Parola di Dio.
Con il mio padrone devo dire di non aver potuto
svolgere il mio solito compito di serratura, ma, poiché
c’ero, anche se mi sentivo inutile, mi sembra di aver
trovato in questa trasformazione che mi ha reso teleca-
mera, il gusto di osservare, imparare, ritrovandomi alla
L’OCCHIATA DI DON PEPPINO
perché devo dire a un uomo le faccende mie personali? E
don Norberto che con calma insegna che la confessione è
fatta a Dio tramite il sacerdote che diventa orecchio di Dio
che ascolta, parola di Dio che consiglia e perdona.
Qui dentro è bellissimo assistere al colloquio tra sacer-
dote e penitente. E’ bello sentire don Norberto educare
i suoi parrocchiani insegnando che la confessione è la
proclamazione della grandezza di Dio e dei suoi atti sal-
vifici. Vedo che con qualcuno fa fatica a far capire che
la confessione è prima di tutto lode e riconoscimento
dell’amore di Dio che giustifi-
ca e salva; che la confessione
è poi riconoscimento che ogni
mancanza offende Dio e osta-
cola la relazione di amicizia
e di alleanza con Lui; che la
confessione esprime esterior-
mente il pentimento del cuore
ed è la condizione necessaria
per il perdono sacramentale.
Con piacere sento che don
Norberto non insiste tanto
sull’aspetto giuridico del per-
dono, quanto sull’amore divi-
no che salva in Cristo; più che
preoccuparsi di una enumera-
zione completa degli atti pec-
caminosi, insegna a mettersi
davanti a Dio “nudi e crudi”,
cioè veri.
Quanta fatica fa, povero don
Norberto, con certi cristia-
ni, che pure vengono qui per
chiedere perdono al Signore,
ma non sanno esprimersi, e lui
che guida l’anima a conoscer-
si, scava dentro la coscienza
per metterla a nudo, a volte
deve tirar fuori i peccati con il “rampino”.
Alla fine il penitente si sente sollevato, era venuto di-
cendo: non ho peccati, e finisce per dire: aveva ragione,
non ci avevo pensato.
Però quanta fatica in questo ascoltare, lasciar parlare,
far parlare, consigliare per ricondurre all’esame della pro-
pria vita! Come è consolante alla fine quando, dopo aver
alzato le mani e invocato la misericordia di Dio con la
preghiera
: “Dio, padre di misericordia, che ha riconci-
liato a sé il mondo con la morte e risurrezione di Cristo,
fine più ricca di prima.
Ora auguro al proprietario della Y10 che ormai è in
partenza per le valli di Casciago di confidare sempre
nelle novità dello Spirito, sapendosi adattare con tanta
osservazione alla nuova situazione.
S
UOR
C
RISTINA