Pagina 5 - Il Tassello

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ti conceda mediante il ministero della Chiesa
il perdono e la pace”
. E dopo aver tracciato
un grande segno di croce sul penitente ingi-
nocchiato davanti al Crocifisso, è consolan-
te, dico, quell’esortazione finale evangelica
:
“Il Signore ha perdonato i tuoi peccati, va in
pace, la tua fede ti ha salvato
”. Allora vedo il
penitente respirare sollevato e sorridendo dire
“grazie”.
Il penitente se ne va felice e contento e don
Norberto gli manda dietro una preghiera per-
ché abbia la forza di mantenere i suoi propositi con l’aiuto
della grazia di Dio.
Alla fine io, confessionale, vorrei fare una esortazione
alla comunità: pregate per il sacerdote che vi confessa per-
ché abbia la capacità e la pazienza di ascoltarvi, pregate
per i penitenti che entrano qui dentro, perché
la preghiera della Chiesa è il mezzo più vero
per ottenere la guarigione e il perdono.
E anche un rimprovero: perché non venite
più frequentemente a rinsaldare l’amicizia
con Dio, a ritrovare quella pace interiore che
avete perso sulle strade del mondo, seguendo
illusorie utopie.
Ricordate che per il prete, dopo l’altare,
il confessionale è il luogo più importante
del suo ministero; che dopo le parole sacre
“Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”, la gioia
più grande per il sacerdote è poter alzare la mano e dire:
“Io ti assolvo”.
D
ON
P
EPPINO
Per me don Norberto è il prete più simpatico che abbia mai visto perché è scherzoso e coinvolgente. Mi ricordo
quando siamo andati in gita nei boschi e lui a volte diceva una strada falsa e tutti ci cascavamo. Ma poi ci
diceva: “No, è di qua!” e noi ci dicevamo: “Ci siamo cascati!”
F
EDERICO
Come si faccia ad imbastire un articolo che parli di
mensa eucaristica
e di te, carissimo don Norberto, pro-
prio non lo so … però ci voglio provare.
Come prima operazione, gli affetti e la memoria van-
no a ripescare l’immagine della Chiesa della Comunità
di S. Maria Regina …
… Ho già oltrepassato la soglia e mi ritrovo all’inter-
no, nel corridoio centrale di questa Casa tanto amata …
Il mio sguardo stringe sulla
mensa
e si ferma su quel
grande tavolo che occupa il centro della “scena”. At-
torno, che possa richiamare la mia attenzione, non c’è
nulla.
Qualche istante e nuovamente i miei occhi vengono
rapiti dal grande e meraviglioso crocifisso in legno: è
là, un po’ più in profondità ma anch’esso sulla “scena”,
in posizione elevata, e non ha per nulla l’aria di essere
di coreografia.
Allargo lo sguardo e questa volta non trovo davvero
nient’altro di così essenziale: un tavolo … una croce.
Tanti ricordi, ora, riaffiorano: volti, colori, occasioni,
incontri, celebrazioni …ma soprattutto
La Celebrazio-
ne,
per eccellenza, quella
Eucaristica,
l’incontro con il
Cristo Crocifisso e Risorto!
Nella mia mente la Chiesa prende vita e ciascuno ha
il suo posto: all’ambone si alternano le voci di lettori
assolutamente preparati, al microfono del coro allegri
strumentisti lasciano il posto a voci canore ben coltiva-
te, sulle panche bambini un po’ agitati fanno sorridere
i genitori …
Di colpo … cala il sipario: tutto tace, tutto si ferma;
non ci sono più persone, non c’è più movimento; tutto
è silenzio, tutto scompare.
Mi incammino velocemente e raggiungo le quinte, di-
scretamente mi creo un varco tra le tende ed oso
spiare.
Tu non ti accorgi. Sei solo, don Norberto, tu carissi-
mo sacerdote, tu solo alla
mensa.
Mi concentro sulla tua voce che ripete le parole del
Maestro e sento nelle ossa il freddo ed il buio di quella
dolorosissima notte. Seguo i gesti, i movimenti, lenti e
curati, mi sforzo di capire cosa sta accadendo: un tozzo
di pane è divenuto il CORPO di CRISTO e due dita di
vino sono diventate il SANGUE di CRISTO. Seguono
altre parti che tu leggi dal messale, parole e concetti di
altissimo significato e poi … un calice ed una pisside
elevati al cielo.
Si spengono i riflettori e mi ritrovo sola a pensare.
Cosa è successo su quella
mensa,
in quella “benedetta
tua solitudine”?
La mia attenzione si sposta sulla tua umanità, don
Norberto. Perché quella voce in alcuni tratti un po’ rot-