Pagina 2 - Il Tassello

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La Chiesa e i territori
Don attilio
È il miracolo dell’unità nella comunità, dono di Gesù, che cinquant’anni or sono, in questa por-
zione della città di Busto, da vicini di casa ha trasformato in fratelli e sorelle in Cristo gli uomini
e le donne che, guidati da don Marco Brivio, iniziavano l’avventura di una nuova comunità
cristiana. Che è mai questo? Cosa era, e cosa è la comunità cristiana di santa Maria Regina?
Un miracolo ininterrotto della perseverante e potentissima azione dello Spirito di Cristo, che ha
fatto fiorire il deserto, ha portato la vita, ha acceso un fuoco vivo colmo di un’immensa felicità.
Nessuno, da allora sino a quando esisterà la nostra Parrocchia, potrà mai tacere che Gesù è in
cammino con noi, e che la morte è vinta per sempre, che il segreto della vita è stabilmente inne-
stato nei nostri cuori. La comunità cristiana, oggi come allora, vede con occhi nuovi, osserva e
medita il dono del pane vivo donatole ogni giorno, e trasforma in opere di bontà per il fratello
l’immensa grazia di essere amica di Cristo.
La comunità cristiana di santa Maria Regina è tempio dello Spirito, segno vitale della potenza
di Dio.
C’è una solidarietà spirituale tra noi che va oltre le inevitabili divisioni personali, oltre le in-
comprensioni e le fatiche della convivenza, oltre il peccato personale e di gruppo, oltre ogni
dissidio perché Dio è più grande del nostro cuore e del nostro peccato. Lui ha voluto questa
nostra Chiesa, Lui continua a prendersene cura in modi per noi non immediatamente evidenti e
spesso apparentemente contraddittori. Ma il miracolo della vita ogni giorno qui viene vissuto e
celebrato, ogni giorno il Pane è spezzato e la Parola è proclamata; e ogni giorno ci mettiamo di
nuovo in cammino nel mondo cercando di vivere con Gesù nell’anima.
Il tempio dello Spirito è la comunità cristiana, ma le sue fiammelle escono e vanno verso le
periferie mediante la vita dei fedeli che portano con il proprio atteggiamento l’annuncio di una
vita nuova e realmente più felice e pacificata.
Questa visione della comunità cristiana non nasce da spiritualismo accondiscendente, e nem-
meno da buonismo ingenuo. Realmente la Chiesa è frutto dell’azione dello Spirito; realmente la
nostra comunità avrebbe mille motivi per far trionfare la parcellizzazione e la frammentazione;
realmente il richiamo all’individualismo e alla privatezza esclusivistica ha la forza di attentare
alla coesione della Chiesa. Ma è altrettanto reale il sacramento dell’unità profondissima che
unisce i cuori in Gesù, una fonte viva che continua a sgorgare in noi in forza dell’amore di Dio.
Noi siamo così: una comunità di peccatori amata da Dio, riempita dallo Spirito Santo, pervasa
da un senso di comunità incredibilmente forte e altrettanto esposto alla critica. Ma siamo felici
di essere esattamente così, un po’ oltre il cimitero per ricordarci che la vita confluisce nella Vita.
In cinquant’anni di storia in questa parte della città certamente molto è stato fatto dai diversi
punti di vista sociale, caritativo, liturgico, morale e quant’altro. La Chiesa è arrivata e arriva nei
luoghi dell’umano e porta il bene, nonostante le grettezze e le incongruenze dei suoi membri. È
indubitabile che la Parrocchia in questi anni abbia lavorato per il bene del quartiere ma credo
che il segreto della sua opera sia ancora una volta da rintracciare nello Spirito. Il fuoco vivo
dello Spirito ha acceso in noi un’immensa felicità. La perla preziosa è la gioia. La comunità cri-
stiana ha portato la gioia in città. Le comunità cristiane portano la gioia in città. E non per virtù
propria ma per dono dello Spirito di Dio che, dove non trova impedimenti, fa esplodere la letizia
in forme sempre nuove. Se non avessimo la Chiesa, saremmo tutti infinitamente più tristi. La
nostra parrocchia, senza negare la zavorra evidente dei suoi peccati, è tempio della gioia perché
tempio dello Spirito. E con questa esplosione interiore i fedeli della comunità cristiana si rivol-
gono al mondo e fanno loro le parole di San Paolo: “Siamo i collaboratori della vostra gioia”. È
il nostro patrimonio che non ci sarà tolto.