Pagina 4 - Il Tassello

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Il riposo e la ripresa
S
i chiude un anno pastorale e se ne apre uno nuovo. Come abbiamo vissuto quello
passato e quali sono le nostre disposizioni a vivere un nuovo cammino pastorale?
Questo sarà all’insegna dal programma lanciato dal nostro Arcivescovo mons. Mario
Delpini alla Diocesi: “Cresce lungo il cammino il suo vigore” e concretizzato quest’anno con
la lettera pastorale “La situazione è occasione”. Facciamo la sintesi sull’esperienza su questi
undici mesi vissuti sotto la guida di don Tiziano come Parroco e don Sergio come Vicario.
Non fermiamoci sui piccoli particolari che possono portarci fuori strada. L’astronauta Paolo
Nespoli (cresciuto ed educato nel mio oratorio) al meeting di Rimini ha detto che a Papa
Francesco ha regalato una tuta spaziale e vorrebbe fare un altro regalo ai politici: portarli
in orbita e da lassù far vedere che le piccole cose, le diatribe non hanno senso, scompaiono,
rimane l’essenziale. Dovrebbe portare anche noi: guardiamo dall’alto, le piccolezze della nostra
vita scompaiono e vedremmo le cose essenziali.
I nostri due preti sono stati a guardare per capire cosa si faceva in passato. Su questo sono
intelligenti e da ammirare per la saggezza. Ora si tratta di guardare avanti tutti insieme.
Con l’esperienza che abbiamo accumulato, come possiamo impostare una pastorale nuova?
Innanzitutto chiedo ai parrocchiani di esaminare la possibilità di candidarsi al Consiglio
Pastorale Parrocchiale. Paura, dubbi, pregiudizi? Prova, buttati, esercita i talenti che Dio
ti ha dato. Tutto si impara nella vita. Così, con il nuovo Consiglio Pastorale potremo
pensare e tentare di costruire una “Chiesa che ha una speranza per tutti” come dice il nostro
Arcivescovo. Una Chiesa che si dedica “a chi rischia di restare indietro”. Non fermiamoci
alla superficie delle cose, Guardiamo a questa Chiesa “che si ostina ad annunciare a una città
smarrita sul fine ultimo, che la vita non finisce nel nulla, perché l’esito ultimo è la vita felice e
ci sono buone ragioni per impegnarci a rendere più bella la società”. Nel bel mezzo di questa
crisi politica e umanitaria noi seguiamo la Chiesa “che incoraggia l’alleanza tra le istituzioni,
perché ogni cosa, la vita ordinaria, come i grandi eventi, sia orientata al bene comune che è
la convivenza fraterna e non si crei una città dei vincenti e una dei perdenti. Una Chiesa che
prega per tutti, anche per i politici che l’aggrediscono o vorrebbero strumentalizzarla”. Parole
che richiamano a non fermarsi alla superficie delle cose ma a tirare fuori le idee che lo Spirito
Santo ci suggerisce per il bene di tutti. C’è tanto bene in mezzo a noi, occorre metterlo in
evidenza. I problemi, le proteste, i drammi fanno rumore, il bene è una presenza rassicurante,
capillare; non fa pubblicità, ma tiene in piedi la Chiesa e il mondo. Ci sono veri problemi che
ci preoccupano: l’assenza dei giovani, le difficoltà delle famiglie, le problematiche delle coppie,
l’invecchiamento della comunità. Ma c’è anche una inclinazione al lamento, la tendenza a
vedere solo il negativo della vita, che copre di grigiore il tanto bene che c’è. La fiducia e la
speranza esigono tempo, un anno pastorale non risolve tutti i problemi, occorre seminare e
attendere come fa il contadino. La speranza ha uno sguardo che si rivolge al futuro ultimo
e si costruisce sulla fiducia di una promessa, quella del Vangelo. Il cristiano crede a questa
promessa di vita eterna e sa che l’esito ultimo è la vita felice. “Allora abbiamo buone ragioni
per impegnarci a rendere più bella la vita della società perché abbiamo la responsabilità di
trafficare i talenti di cui dovremo rendere conto”. È sempre il nostro Arcivescovo a parlare.
Dunque entriamo con fiducia nel nuovo anno pastorale.
Riprendiamo
donPeppino