Pagina 8 - Il Tassello

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Il riposo e la ripresa
Q
uando mi hanno chiesto di raccontare qui la mia estate, il primo pensiero
che mi ha attraversato la mente è stato quello di “scopiazzare” quanto avevo
scritto a gambe e cuore ancora caldi sulla seggiola dell’aeroporto, in attesa
del volo che da Madrid mi avrebbe riportato a Malpensa al termine del Cammino
di Santiago. Nel momento in cui, però, sono andata a rileggere quel post pubblicato
in data 12 agosto su Facebook, mi sono accorta di quante cose siano nel frattempo
cambiate e di quanto di nuovo abbia scoperto sul Cammino proprio in questo mese
dopo il rientro a casa. Come dicevo nel post (qui mi riallaccio e abbiate pietà se
riprendo qualche spunto), l’idea di fare il Cammino di Santiago non è stata una
decisione dell’ultima ora, bensì ha rappresentato un tarlo che per qualche anno ha
lavorato silenziosamente dentro di me, fino a palesarsi attorno al mese di marzo, in
concomitanza con la decisione di lasciare il paesello e la comunità di Madonna Regina
per trasferirmi nella metropoli milanese. E così, il 29 luglio sono partita per Astorga,
tappa posta nella seconda metà del cammino francese, a circa 270 km da Santiago.
Più che “sono partita” dovrei dire “siamo partiti”: sì, perché nel momento in cui penso
a questo cammino, non possono non venirmi alla mente i 23 peregrinos con cui ho
condiviso la strada: giovani di età diverse, provenienti da parti dell’Italia (e non solo)
diverse, spinti da motivazioni altrettanto uniche e diverse, cui si aggiungono i 3 gesuiti
che ci hanno accompagnato e sapientemente guidato lungo la strada (fisicamente, con
bustine di zucchero, datteri, Compeed e ghiaccio spray, e -cosa ben più importante-
spiritualmente). Ah, tra le persone con cui sono partita ci aggiungerei anche il Re
Davide: sì, proprio il figlio di Iesse, la cui storia fatta di passi buoni e meno buoni
sulla via del Signore ha accompagnato le nostre giornate e le nostre meditazioni. Più
che ripercorrere l’esperienza del cammino di Santiago, di cui ho già parlato a molti e
che credo rappresenti una di quelle cose che debbano essere fatte almeno una volta
nella vita (insieme al pellegrinaggio in Terra Santa e ovviamente alla festa patronale
di Madonna Regina;) ), mi piacerebbe concentrarmi sul rientro da Santiago e sulle
pennellate, se così le posso chiamare, lasciate dentro di me. Una delle prime cose da
cui sono rimasta impressionata è come il cammino ti si cucia addosso e non si stacchi
più; sono tanti i viaggi e i luoghi che “rimangono nel cuore”, ma questo sembra avere
un sapore diverso. Non rimane chiuso in un angolino nascosto della memoria, ma
straborda in ogni momento della giornata e della vita, anche quando meno te lo
aspetti: quando provi a reindossare un paio di jeans a sigaretta, ma i tuoi polpacci
cresciuti di qualche cm si rifiutano di rimanervi per più di qualche minuto; quando
riapri Google maps e il navigatore prima che darti la durata del percorso calcolato in
auto, ti informa del tempo che impiegheresti a piedi; quando entri in un supermercato
per fare la spesa e pensi che per colazione potresti comprare “3 barrette di cioccolato
di cui 2 al latte e 1 fondente, 2 baguette e un succo di frutta super-energetico che
possa dare la giusta carica al gruppo”; quando rientri nel caos della metropoli milanese
con la grande preoccupazione di non riuscire a costruire con facilità delle relazioni
Alleggerire lo zaino: mossa da
sprovveduti o assist per la Provvidenza?
Pensieri di ritorno dal cammino di Santiago
Notizie dalla Parrocchia: viaggi e pellegrinaggi