ITINERARI
NEL BELPAESE
FRA ARTE E SACRO
La nostra Via Crucis
La sagrada Familia
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Con queste
pagine vogliamo guidarvi attraverso le bellezze dell'arte e del sacro
disseminati in tutta Italia dando notizie storico culturali di monumenti a volte
nascosti ai nostri occhi e di capolavori d'arte sempre sotto i nostri occhi ma,
forse, proprio perchè così vicini, a noi trasparenti.
RISALENDO I MONTI
SULLE ORME DI CRISTO ITINERARI
«Ciò che hai tante volte provato, oggi,
salendo questo monte, si ripeterà, per te e per tanti altri che vogliono
accostarsi alla beatitudine»: così Petrarca nella nota lettera sull'ascensione
al Monte Ventoso. Metafora della vita, mistero di iniziazione, cammino di fede,
il viaggio è epitome di crescita e trasformazione dell'essere, di conquista
della coscienza. E il viaggio per eccellenza, nell'Europa cristiana medievale,
era il pellegrinaggio verso Roma, Santiago de Compostela o Gerusalemme. Ma i
luoghi santi nel XV secolo divennero sempre più ostici per l'estendersi
dell'influenza turca e le crisi politiche. Così, alla svolta
L'affresco di
Guttuso sulla Fuga in Egitto, nel Santuario del Sacro Monte di Varese |
del XVI secolo, alcuni francescani di ritorno dalla Terra
Santa diedero vita ai primi Sacri Monti: p. Bernardino Caimi a Varallo Sesia in
Piemonte, e p. Tommaso da Firenze a San Vivaldo a Montaione in Toscana. Erano
intesi come la "Nuova Gerusalemme": percorsi che si snodano in salita tra
cappelle, ognuna dedicata a un evento della Via Dolorosa percorsa da Gesù sul
Calvario.
Nel volgere di un secolo la pratica si generalizzò e sorsero altri sacri monti:
a Varese, Oropa, Ossucio, Domodossola, Ghiffa, Belmonte… Percorsi processionali,
erano occasione e teatro elle sacre rappresentazioni, eventi originati dalla
devozione popolare per attualizzare i momenti salienti della vita e della
Passione di Gesù, per rappresentare scene bibliche o evangeliche, o la vita dei
santi. A differenza di tutto quanto ricade sotto il capitolo della
raffigurazione di eventi legati alla fede, nei sacri monti è tolta la
separazione tra la scena sacra e chi la osserva. Chi si inoltra nel percorso,
che si snoda in prevalenza tra boschi, per il fatto stesso di compiere la fatica
di salire, partecipa con sacrificio. Nelle cappelle, le scene sono rappresentate
da statue a grandezza naturale, vestite con abiti veri che ricostruiscono quelli
in uso all'epoca degli eventi; e all'origine, i pellegrini potevano entrarvi
(oggi non più, le grate li separano), girare tra le statue, osservarne da vicino
le espressioni. La «Biblia Pauperum» così diventava viva e invitava a una
partecipazione diretta, fisica, emotiva.
Oggi questi percorsi sono ancora frequentati, ma all'aspetto devozionale si
unisce quello paesistico, naturistico e culturale. La loro importanza è
ulteriormente sottolineata dal fatto che nel luglio 2003 l'Unesco ha iscritto
nove sacri monti piemontesi e lombardi nella lista del "patrimonio
dell'umanità". |