N.4 - anno 1999
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QUANDO IL NORMALE E' STRAORDINARIO
Sembra passato tanto tempo, eppure è solo da un
anno che ho preso i primi contatti con Madonna Regina. Ricordare questo anniversario, significa annotare che è
avvenuto un trasloco non solo con i mobili ma anche con la testa e con il cuore. La sensazione più interessante
l'avverto soprattutto quando celebro l'Eucarestia nella nostra chiesa. Forse perché tengo presente di più le
cose che si fanno attorno a me, forse perché sono maggiormente implicato rispetto al precedente lavoro in
oratorio, forse perchè ritrovo nel rito le persone incontrate grazie ai dialoghi o al semplice guardarsi negli
occhi, forse perchè mi sento “a casa mia”. Capita di rivedere cose fatte nell'ultima esperienza legnanese: in
questo caso inquadro meglio le cose riuscite, così come gli evidenti errori compiuti. Anche l'esperienza vissuta
a Milano per dodici anni mi risuona dentro attraverso alcune sensazioni, nonostante sia affievolito l'incontro con
quella realtà. E così ci si mette dentro. Una cosa da organizzare, una riunione da preparare, un articolo da
scrivere, un momento religioso da pensare, la disponibilità al confessionale da avere, un film da commentare,
qualche parola in cortile da scambiare, un salto in alcune case per trovare dei malati. Un tipo di vita
parrocchiale che non ha nulla di straordinario. Aver assunto un ruolo nuovo, “da parroco”, non modifica
radicalmente il tipo di vita che si compie. Mi rendo conto piuttosto che le cose normali possono diventare
straordinarie. Pretendere di cercare “gli effetti speciali” non fa parte della concreta realtà, proprio
perché la vita di tutti noi è quella feriale, dove le cose di tutti i giorni entrano appunto “nella normalità”.
E allora è bello inserirsi nellla vita solita di una comunità, di persone, di un quartiere. Capita certamente di
fare cose un po' strane, come andare in Bosnia, ma alla fine non mi suona come esperienza così particolare. Se mi
guardo attorno vedo che molti cercano la vincita più ricca, l'incontro che sconvolga la vita, una fede che sia
come quella di Paolo sulla via di Damasco, un oratorio che sia il più organizzato della città, una parrocchia
che faccia cose speciali… ma poi queste cose, esistono? E allora ben venga la scoperta della straordinarietà
nelle cose normali, la bellezza grande nelle cose semplici, la grazia immensa nella quotidianità, il divino nello
sporco insanguinato. Ben venga una parrocchia come le altre, un prete, una suora, un diacono, un catechista, un
animatore, un volontario, una famiglia “normale”. Che sia questo l'uovo di Colombo?
Don Norberto
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