
Anno 2000
Numero 1 - Ottobre 1999
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LE PRIME ORE DEL GIORNO
I momenti della giornata che cerco di più sono
quelli delle prime ore, quelle che mi portano ad aprire la chiesa alle "sette e mezza" e a ritrovare il
silenzio nel momento in cui gli studenti prendono il pullman e le macchine vanno verso il lavoro senza farsi
imbottigliare dal traffico. Solo tre anni fa non mi sarei immaginato di scrivere queste cose, conoscendo la fatica
della levata mattutina dopo aver fatto le ore piccole la sera precedente, sempre per validi motivi ovviamente.
Sarà per anzianità, sarà per dovere: sta di fatto che questo tempo "mattiniero" è diventato più
ricercato e più amato.
Il silenzio della nostra chiesa, soprattutto quando non si celebra la Messa al mattino, è interessante per se
stesso, perché riporta alle radici della propria vocazione e fa entrare nel mondo di Dio; porta verso il cielo le
persone incontrate il giorno prima o quelle che si incontreranno in giornata.
Il silenzio della nostra chiesa appare accogliente nella scarna semplicità delle sue pareti, che si accompagna
con la vastità dell’edificio. Il silenzio del mattino mi fa scorrere l’orologio senza che me ne renda conto,
diversamente da quando misuravo il tempo per uscire di chiesa in fretta, e fare cose che ritenevo più concrete e
pratiche, rispetto al rimanere tra le panche.
Il silenzio di una chiesa vissuta, che molti di voi hanno contribuito a costruire; dove portate i vostri figli per
essere battezzati; dove si celebrano le gioie di un matrimonio o le lacrime di un lutto; dove ci si scambia il
"buon Natale" o la "buona Pasqua"; dove, qualche volte, capita di nascondersi alla ricerca di
un po’ di pace. Una chiesa silenziosa che parla, che si riempie di voci che cerco di raccogliere per
indirizzarle verso l’alto.
Una chiesa silenziosa dove anch’io sto solo e in silenzio, alla ricerca di quella Voce carica di tenerezza e di
amore che commuove l’animo. E’ anche un stare in compagnia di amici di cui leggo la vita o gli scritti, che
diventano tali anche se morti anni fa. Se non riuscissi a ritagliare questo spazio, mi mancherebbe qualcosa di
essenziale, di cui oggi avverto il bisogno. Sono le stranezze di una stagione della vita che ama i colori
"pastello" e i suoni "sussurrati", tutte cose che si trovano facilmente in una chiesa aperta
alla mattina, tra silenzio e penombra. Fin quando avrò il compito di custodire questo edificio, non perderò quei
minuti in cui ci si risveglia insieme al buon Dio e a tutte le persone che si portano nel cuore.
Don Norberto |