Pagina 14 - Il Tassello

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Chi non ha mai portato uno zaino sulle spalle non po-
trà capire tante cose di questo articolo. Perché, prima di
essere uno strumento/oggetto, lo zaino è un modo d’es-
sere e di pensare. Certo, molti di noi sono abituati ad
associare la parola zaino alle cartelle che i nostri ragaz-
zi usano per portare i libri a scuola: sono belli colorati,
griffati ma rimangono solo degli zainetti pronti ad essere
personalizzati appendendoci pupazzetti e riempiendoli
di scritte del tipo “MIKY T.V.T.B.S.SMC Q.T.KISS” o
più laconicamente “I
Ɔ
you”.
Altri, invece, al tema “zaino” associano subito l’idea
della scalata in montagna e del relativo aspetto tecnico
dell’attrezzo. Si va dallo zaino da alta montagna in
tessuto leggero ma resistente a quello Ferrino con gprs
incorporato o all’ultimo modello super ergonomico
pluriaccessoriato che, se si da retta al venditore, potrebbe
salire da solo sull’Everest.
Lo zaino di cui parliamo,
invece, è uno di quelli sem-
plici, comune, adatto a viag-
giare; diretto discendente
degli zaini militari anni ’70
in stoffa dura e grezza un
po’ deformi, tutt’altro che
ergonomici. Chi ha fatto il
militare se li ricorda sicu-
ramente. Li potevi trovare
usati a poche lire alla fiera
di Senigallia sui Navigli a
Milano. Lo zaino di cui par-
liamo è genuino, adatto a
persone che hanno una certa
sensibilità e un’attenzione
alle cose essenziali. Infatti,
la filosofia di vita dello “zai-
nista” è proprio quella della
sobrietà, della resistenza
alla fatica, dell’essenzialità
e dell’essere sempre in mo-
vimento. Tutte virtù che il
nostro amico don Norberto
incarna. Certo sono virtù
che si conquistano cammi-
nando giorno dopo giorno,
passo dopo passo, conqui-
stando “centimetro dopo
centimetro” le proprie mete
senza volgersi indietro.
Un cammino quotidiano e per-
severante.
E’ bello ricordare un episodio che ci racconta e ci fa
toccare con mano questo spirito:
Ho avuto solo qualche piccolo problema nei palaz-
zi e nelle schiere di villette dove non sempre andavo
in ordine o rispettavo i piani. Sono entrato in tutte le
case, iniziando dai Blu poi dai Rossi e i Verdi, lasciando
per ultimo (solo per una questione di numeri) le famiglie
della cascina Bottigelli. Sollecitato poi da una certa zona
del cammino nei pressi di Burgos ho girato una seconda
volta per le case, ma solo in quelle dove è stato presente
un lutto, dove ho incontrato persone che ora non ci sono
più. E’stato anche un modo per rivedere tanti altri volti
di persone che, dalla mia famiglia a quelle incontrate
nelle precedenti parrocchie, ho avuto modo di conosce-
re. Il terzo giro infine (ho avuto diversi giorni!) l’ho fatto
passando nelle case dove sapevo esserci un malato o
una persona anziana a cui portiamo la Comunione. In
questo modo lo zaino (che era sui 10 chili) si riempiva
di tanti volti e di diverse situazioni gioiose o pesanti, ma
tutto questo non ha affaticato il mio passo.”
Con queste toccanti parole don Norberto ci raccontò,
attraverso il Tassello, il suo pellegrinaggio a Santiago de
Compostela nel 2005. Dunque nel suo zaino ci stiamo
proprio tutti! Questo deve renderci un po’ meno tristi
perché sappiamo di partire
(anche se un po’ strettini)
insieme a lui. Un dubbio
però mi assale: ma tutti
‘sti libri che volavano li
metterà nello zaino? Anche
perché la faccenda, nel
caso, si farebbe critica. Ah,
che sciocco! Non ci avevo
pensato…Visto che volano
(i libri) potranno planare
dove pare loro senza essere
trasportati.
D’altronde
anche i libri del don sono
degli ottimi camminatori e
quindi li vedremo planare
con il loro zainetto in mezzo
a noi. Anche loro carichi di
ricordi, di titoli scambiati e
di impressioni sull’ultimo
di Colaprico, di Davide Van
De Sfroos o di Bobin.
C
IAO DON
N
ORBERTO TI
VEDIAMO PARTIRE CARICO SOLO
DEL TUO ZAINO
.
Il distacco è difficile ma
alcune considerazioni scritte
da te in occasione sempre del
pellegrinaggio a Santiago
illuminano e danno un senso
a tutto ciò. Grazie per i pensieri che ci hai regalato e per
essere stati nei tuoi pensieri e nelle tue preghiere. Un
abbraccio forte.
- mi piace la parola “pellegrino” perché, più di
tutte, dice il significato di un percorso compiuto alle
fonti della fede cristiana (l’apostolo Giacomo). Ma in
fondo non è forse vero che siamo un po’ tutti pellegrini
nella vita? -