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E il verbo si fece carne
U
na canzone di Elisa datata 2014 scritta in collaborazione con Luciano
Ligabue che si può definire il manifesto di tutte le speranze, i sogni e le paure
di ogni mamma verso un bambino in tenera età.
Ho scritto mamma ma è più logico pensare ai genitori, insomma una coppia, che
vedendo crescere il proprio figlio pensano a come sarà il suo futuro.
Che non sarà semplice: è magicamente bello mettere al mondo un figlio ma è
drammaticamente serio pensare a tutto quello che troverà. Forse ho ancora sbagliato a
scrivere... tutto quello che non troverà, che non ci sarà più.
Sì, ci sarà un nuovo e costante progresso tecnologico, le automobili andranno da
sole, guadagnerà spazio l’intelligenza artificiale, ci sarà forse più sicurezza e, come
profetizzava una canzone di Sergio Endrigo di cinquanta anni fa, “ci sarà un enorme
girotondo intorno al mondo”. Forse…
Di sicuro chi nasce in questi anni post duemila troverà meno certezze a cominciare
dalla pensione, da un posto di lavoro vicino a casa, da tante piccole cose che verranno
spazzate via da una società liquida che giudicherà lo ieri ormai già vecchio.
Ma basta così, non voglio “gufare” ulteriormente…Auguro a tutti quelli che
verranno al mondo una buona vita, il futuro è tutto da scrivere, una pagina bianca da
riempire. E naturalmente tutti, nel nome della libertà, potranno fare la vita che a loro
più piacerà (se nasceranno dalla parte giusta del pianeta).
I bimbi fortunati della vecchia Europa potranno avere tutto e forse anche di più,
salvo qualche situazione al limite. Chi invece aprirà gli occhi in Africa, in medio
Oriente o in Sud America dovrà cercare di sbarcare il lunario non sapendo mai come
sarà il domani.
Certo, per loro c’è sempre una speranza, quella speranza evangelica che non deve mai
morire credente o non credente. La speranza di una traversata in mare senza essere
travolti dalle onde, per arrivare ad un porto sicuro, la speranza di arrivare in Texas (per
chi vive oltreoceano) senza trovare quel maledetto muro.
Sono andato troppo oltre, forse. Tornando al testo di Elisa mi fa un po’ riflettere la
frase “a ogni compleanno vai un po’ più via da me”. Quanti distacchi, quante partenze,
quanti “me ne vado” alla ricerca di qualcosa che non c’è a casa, alla caccia di un sogno.
A modo nostro siamo tutti cacciatori di sogni, su un muro di Busto Arsizio c’è
scritto “sogna ma non dormire”. Un poco inquietante secondo me ma, per il mondo
d’oggi, reale. Importante cercare di realizzarli i sogni ma…non a tutti i costi!
Per finire, una domanda: Chissà cosa pensava Maria per il figlio Gesù? Nessuno lo sa
ma i libri ci hanno detto tutto quello che ha realizzato nel breve periodo della sua vita.
Perciò sarà stata contenta Maria: auguro per questo Natale a tutte le mamme già
mamme e per quelle a venire… lo stesso percorso del Figlio!
Giovanni
Rubriche: Mi ritorna in mente