Anno 2000
Numero 4 - Gennaio 2000
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L'INFLUENZA DEL FUTURO
E’ una giornata pesante, tante chiamate, un po’
di malavoglia, forse perché anch’io ho qualche linea di febbre, ma non posso farci troppo caso, perché mi
riecheggia nelle orecchie la fatidica frase dei pazienti: "Dottore non si ammali anche lei, altrimenti noi
come facciamo?". Confortato da questa etichetta di indispensabilità (mi viene anche in mente: "Se non
ci fosse bisognerebbe inventarlo" come la Panda, aggiungo io) mi catapulto da un paziente all’altro,
seguendo la scia di virus, come un segugio che bracca la preda, ma mi viene il forte dubbio che in realtà i ruoli
si siano invertiti e la preda sono io!
Infatti corri, sali, scendi, bussi ad una porta ed anziché trovare un malato ne trovi tre, quattro, come al
supermercato, qui però per uno si lavora per quattro; è la realtà dell’influenza, che è arrivata ed è
scoppiata di più dei botti di Capodanno. La televisione, i mass media come al solito martellano con la loro
informazione e tutti da illustri virologi; ai farmacisti, ai giornalisti scientifici sono prodighi di consigli
più o meno utili, a volte adombrati di ingiustificati allarmismi. Probabilmente fa parte del gioco l’informazione
di massa coagulare l’attenzione su argomenti banali e scontati (tutti gli anni la stessa minestra inacidita e
riscaldata) distogliendola abilmente da problematiche più serie ed impegnative. Ma si sa in Italia esiste la
"cultura dell’emergenza", nella quale gli italiani si distinguono e si attivano, pensiamo ai
terremoti, ai profughi di guerre, alle droghe come l’ecstasy; intorno all’emergenza c’è un gran movimento,
una cronaca martellante, ma tutto poi si spegne quanto l’emergenza finisce.
Chi sancisce l’inizio e la fine di una emergenza spesso agisce non in buona fede, ma per altri scopi
poco puliti, che fanno parte del gioco pesante che governa il mondo. Grazie a Dio molta gente di buona volontà,
per libera scelta personale, continua a lavorare per queste situazioni drammatiche; questa è la buona novella,
che i mass media tacciono perché significherebbe promuovere la formazione delle coscienze.
Questa parentesi mi ha portato lontano dall’influenza, magari non mi contagio, ma a parte tutto sapete perché
si dice "influenza"? Semplicemente perché è una malattia "influenzata" dal freddo; vi
assicuro che deve essere proprio così, perché mi ricordo che all’esame di anatomia patologica a questa domanda
dell’esimio professore la mancata risposta corrispondeva a giocarsi l’esame. Altro che malattia banale, era
peggio che contrarre la peste!
Concludendo penso che la cosa migliore di fronte all’emergenza influenza sia usare il buon senso, consapevoli
che è una malattia benigna ed autolimitantesi; che il vostro medico, conoscendovi a fondo, può gestire: a volte
dandovi semplicemente dei consigli telefonici (non distogliendolo da casi più impegnativi), a volte intervenendo
con rimedi mirati a situazioni che si sono complicate o su pazienti già in precarie situazioni di salute. In fine
l’ambiente in cui viviamo con il suo fardello di tossicità (diversi tipi di inquinamento, di cui la nostra zona
abbonda) mette a dura prova il nostro sistema immunitario, ma questo è un argomento che tratteremo in futuro, un
futuro che ci appartiene e che non dobbiamo farci giocare da altri!
Alessandro B.
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