Anno 2000
Numero 5 - Febbraio 2000
|
LA
SFUMATURA DELL’AGGETTIVO
Il buon pittore si misura sul particolare. Il
bravo regista su una inquadratura. Il famoso chef si vede dal tocco di classe. Il musicista capace dal modo di
scegliere le note. Già parlando di questi quattro mestieri ho dovuto fare uso di aggettivi che esprimessero
qualcosa di più del semplice lavoro manuale. Ho così accennato a “buono, bravo, famoso, capace” per indicare
una qualifica originale di quattro professionisti diversi.
Il quadro o la storia di un film è la sostanza di un lavoro, però è il particolare che rende lo stesso lavoro:
“opera d’arte”. Quante villette a schiera ci sono nel nostro quartiere, ma sono proprio le persone a
cambiare faccia ad un giardinetto o al salone di ingresso.
L’aggettivo è una cosa diversa rispetto al nome, l’hanno ben spiegato a scuola quando eravamo piccoli. Eppure
proprio l’aggettivo è ciò che aiuta a comprendere le sfumature presenti in un oggetto, in una persona o in un
mestiere.
Esiste un uso sfacciato e stucchevole dell’aggettivo, che è proprio di chi, per esempio, vuole fare una sparata
creando un effetto. E’ il caso dei giornalisti della carta stampata o della televisione. E allora una nevicata
invernale diventa “una eccezionale ondata di freddo”, idee diverse tra i partiti diventano una “insanabile
frattura tra le forze politiche”, una vittoria sportiva risulta una “straordinaria e storica impresa”. Sulle
disgrazie poi gli aggettivi non si sprecano proprio per creare attenzione da parte dell’opinione pubblica. Anche
il mondo giovanile (forse è tipico di quella stagione della vita) fa abbondante uso di aggettivi drastici e
assoluti.
Poter usare le giuste parole per dire sempre meglio la vita reale, la vita di relazione, la vita interiore è ciò
che, personalmente, mi entusiasma sempre. Cerchiamo di uscire da quel piattume tipico di chi vorrebbe rendere
uguale per tutti la vita, la moda, il pensiero, i comportamenti.
Anche la parola “fede” rischia di non dire nulla se non viene descritta da aggettivi che la rendono
qualificata e ricca. Tutto quel mondo misterioso dove si collega il divino e l’umano, è fatto soprattutto di
aggettivi.
Esiste infatti una fede sonora, una fede profonda, una fede calda e amorosa, una fede chiara ed esigente, una fede…
con molte altre sfaccettature che solo il singolo può esprimere. Teniamo conto poi che il buon Dio usa i suoi
aggettivi nei nostri confronti.
Certamente la fede cristiana è quella di sempre, quella predicata e vissuta dai nostri vecchi, però è al
contempo nuova e diversa grazie a quei colori e a quei suoni che
provengono dalla coscienza di ognuno. Da buoni ex alunni di quella scuola elementare che tra poco andrà in
pensione, ora possiamo capire quanto vale quella parola che nell’analisi del testo dicevamo: “aggettivo”.
Don Norberto
|