PARROCCHIA
S. MARIA REGINA
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Anno 2002
Numero 3 - Dicembre 2001

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UNA DOZZINA DI UOVA?

Quando percorro "in sella", pardon a bordo della mia vetturetta, le strade di periferia della nostra citt? magari in una giornata fredda ma serena, dove dalla foschia affiorano le immagini dei campi imbiancati di brina, gli alberi che si spogliano delle loro foglie variopinte, sospinte da una leggera brezza in curiose acrobazie, dove appaiono sempre pi?nitidamente i profili di alcuni gruppi di case, per qualche istante, che non sembra finire mai, provo ad immaginare la figura del medico condotto di altri tempi: questa volta davvero in sella ad un cavallo o ad un calesse, tutto intabarrato, con cappello a larghe falde, sicuramente con barba e baffi ben curati, e?l?immancabile borsa del dottore. Mi viene spontaneo pensare alle differenze che ci distinguono, non solo per quanto riguarda i mezzi a disposizione, sia per gli spostamenti, oggi abbiamo ancora i cavalli, ma che cavalli, c??chi gira in jeep o in Mercedes, sia per i farmaci moderni veramente dotati di molta efficacia, ma anche e soprattutto per il diverso rapporto con le persone, fatto di rispetto e stima reciproche, che portava la gente a richiedere l?intervento del medico per gravi problemi di salute. Un rapporto quindi imperniato sulla fiducia nella figura del medico, vissuto come uomo tutto d?un pezzo, dotato di intelligenza e capacit?di gestire situazioni particolarmente difficili, confidando pi?sul proprio intuito ed esperienza che non su mezzi diagnostici e farmacologici in quei tempi decisamente scarsi. Eppure la gente si affidava pienamente, sicura che l?intervento attuato dal curante era tutto ci?che si poteva fare in quella circostanza, rendendo anche pi?accettabile l?epilogo della morte, qualora avveniva, come evento sicuramente inevitabile.

Bei tempi, mi verrebbe da esclamare, quei tempi in cui il medico condotto, seppure sacrificato notte e giorno, sabato e domenica, Pasqua e Natale, poteva contare sulla comprensione ed il buon senso della gente, che apprezzava la sua opera, senza abusarne, ma valorizzandola pienamente cosi da avere anche delle vere gratificazioni.

Oggi i tempi sono cambiati, non solo per i mezzi a disposizione, quali computer, cellulare, automobile, servizi di guardia medica, ma soprattutto la differenza si gioca sul rapporto medico-paziente, dove il medico ha un bagaglio culturale pi?vasto, ma anche sempre di pi?la consapevolezza dei propri limiti, ed il paziente informato, pi?che "formato" dai vari messaggi mediatici televisivi e della carta stampata, riviste sulla salute in primis, riversa le proprie richieste con la speranza, spesso la pretesa, che lui, il medico, tecnico della salute, potr?risolvere la situazione e dispensare la guarigione. Evidentemente ?un?ottica un tantino diversa da quei tempi, in cui il rapporto di fiducia si fondava sul dialogo e la stima, in sostanza sull?interazione di persone vere, oggi penalizzate dalle barriere erette dalla modernit?

Un aspetto mi ?rimasto in comune con il medico condotto: il fatto che qualche volta, essendo la zona di periferia ancora un po? campagnola, come segno di sincera riconoscenza, mi si fa omaggio di una dozzina di uova fresche di giornata, di un coniglio nostrano, di una gallina da buon brodo, di ortaggi e frutti di stagione, di fiori profumati; sono gesti di ringraziamento che nascono spontanei dal cuore e ti riempiono il cuore, come tanti altri segni di stima di altre persone, che non avendo n?giardino n?pollai, cercano di ringraziarmi in altre forme. Morale dell?articolo ?che non solo se chiedi ti sar?dato, ma anche quando non chiedi ti viene dato qualcosa, qualsiasi cosa, anche un semplice grazie, cos?semplice, ma cos?disarmante da farmi esclamare: "Mio dovere", con diritto di replica : "Non suo dovere, sua scelta!".

Sandro

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