Anno 2002
Numero 5 - Marzo 2002
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COME IL BUON SAMARITANO
Questa mattina il primo bollettino radiofonico
sul traffico annunciava una giornata terribile di nebbia; infatti guardando fuori dalla mia finestra, circa verso
le sei e trenta, non ho potuto ammirare lo spettacolo affascinante della catena del monte Rosa, illuminato dai
timidi raggi dell?alba, ma un fitto muro di nebbia ancora buio. Di solito il pensiero sull?onda di quella
visione aleggia fin sopra quelle vette innevate scuotendo lo spirito montanaro ormai relegato in qualche angolo di
me, oggi invece si incupisce come quel muro di nebbia davanti a me, ricordando amaramente quelle scene
apocalittiche trasmesse dai vari TG, riguardanti mega-incidenti dovuti alla nebbia fitta con il loro pesante
bilancio di morti e feriti. Gente in giro per il loro onesto lavoro, padri di famiglia volonterosi, impegnati a
guadagnarsi la "michetta" per mantenere i loro cari, gente insomma laboriosa, che sa di rischiare la
propria vita mettendosi in viaggio ogni giorno sulle nostre trafficatissime strade, che in particolari situazioni
atmosferiche si trasformano in trappole mortali!
Eppure nonostante tutto il nostro progresso, le
scoperte scientifiche, le invenzioni pi?avveniristiche, la ricerca in campo militare pi?sofisticata, pare
proprio che il problema "nebbia" rimanga appunto "nebbia" anche per i cervelloni pi?spinti
ed agguerriti, o almeno cos?sembra o ci fanno credere .
La parentesi un po? curiosa sul fenomeno nebbia
mi ?sembrata doverosa perch? come qualunque lavoratore, penso sia lecito e giusto considerare il tipo di
mansione che un individuo svolge, ma anche le condizioni ambientali in cui la svolge: spesso questo aspetto un po?
trascurato potrebbe essere la chiave per interpretare certe forme di stress della nostra modernit?.
Quella mattina comunque sono uscito in auto per
le visite con un po? di timore, perch?effettivamente la visibilit?anche in citt?era davvero ridotta; il
muro grigio brillante della nebbia avvolgeva ogni cosa creando una strana atmosfera da racconto di fantasmi, il
ritmo dei movimenti tutto improntato al rallenti, fari accesi, luci tremolanti, che spesso sfuocano, vetri del
parabrezza continuamente passati con il panno nell?illusione di vederci meglio, occhi letteralmente fuori dalle
orbite, pronti a cogliere il minimo pericolo. Ripenso a chi viaggia fuori citt?e mi vengono i brividi!
Ti accorgi che guidare pesa il doppio e cos?di
conseguenza anche il lavoro, si diventa pi?nervosi, tesi, meno loquaci; cos?la mattinata tra una visita e l?altra
stava, per fortuna, concludendosi, allorquando?. dopo l?ultima visita rimonto in auto per ripartire: il motore
non romba, la batteria non da segni di vita, ?praticamente da rianimare sic! Motivo? E? bastato lasciare
accesi i fari il tempo dell?ultima visita, durata un bel po?, per?. Risultato? Batteria KO. Mentre tra me e
me mi stavo dando del ?.one, nella nebbia compare una sagoma, che diventa sempre pi?riconoscibile, quella di
un mio paziente pronto per aiutarmi, avendo inquadrato la situazione. Senza il tempo di realizzare bene il tutto,
mi ritrovo ad essere spinto nel tentativo di far ripartire la vetturetta, da quel "Buon Samaritano",
ultrasettantenne, pregressa ernia del disco, schiena disastrata, vene varicose complicate da trombosi, ma spirito
forte, deciso e molto generoso. Grazie al suo inaspettato aiuto la vettura riparte e per la paura che il motore si
spenga, schizzo via ringraziandolo cos?frettolosamente, che ancora adesso ho il dubbio che abbia colto questo
mio gesto di riconoscenza.
Eppure se non ci fosse stato quel buon Samaritano
sbucato fuori dalla nebbia sarei ancora l?inchiodato dalla mia sbadataggine: s?perch?ora ?la sbadataggine,
ora ?l?indifferenza, ora ?l?orgoglio, ora ?l?egoismo a creare una cortina di nebbia sul nostro cuore,
sulla nostra coscienza tale da impedirci di vedere ed accogliere il buon Samaritano, che con la sola forza dell?amore
pu?dissolvere questo manto nebbioso. Che sia questa la chiave che risolver?il problema della nebbia?
Sandro
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