Anno 2002
Numero 2 - Ottobre 2001
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Alfredo, Susanna e Giorgio
ovvero
l'intimit?pi?profonda
Alfredo e Susanna si erano conosciuti nel 1985.
Dopo tre anni di fidanzamento si erano sposati. Lui aveva 30 anni; lei 23. Il loro rapporto si era rivelato fin da
subito molto passionale. Parlavano di molte cose insieme e si confrontavano sempre apertamente anche sulle
questioni pi?intime. E quando si ritrovavano a parlare con gli amici ne facevano una questione di orgoglio, e
perfino di vanto personale: "Noi ci diciamo tutto. Ci confrontiamo su tutto... ma proprio su tutto!".
Una bella coppia, vivace, simpatica...
Anche grazie a questa qualit?di riuscire a dirsi tutto, si sentivano decisamente al riparo dalle
"crisi": "Se siamo arrivati a questo grado di confidenza, che cosa ci sar?mai di pi?
intimo?".
Nel 1990 nacque il loro primo figlio: Giorgio.
Fino ai primi anni di vita di Giorgio nessun
problema, o quasi. Ma Giorgio, pian piano, oltre che un dono cominci?a rivelarsi una vera e propria provocazione
per i due genitori. Fino al compimento dei sette anni tutto fil?liscio; ma dall'ottavo anno in avanti, pian
piano, si fece avanti in Giorgio una personalit?insolita per un ragazzo della sua et? Si poneva interrogativi
profondi sulla vita, sulla morte, sull'universo, su Dio, sulla preghiera, che aveva imparato a catechismo, e
seppure con il linguaggio dei suoi otto anni, interpellava frequentemente i suoi genitori, in particolare quando
erano tutti e tre a tavola, insieme, per la cena.
Oggi Giorgio ha undici anni.
Susanna ?credente. Non sa dire a se stessa "quale e quanta" sia la sua fede. Se provasse a porsi la
domanda scoprirebbe che in fondo la sua fede ?la fede di sua mamma: una fede intima, personale, semplice,
qualche volta perfino un po' magica; per?sincera e profonda.
Alfredo non sa bene come definirsi dal punto di
vista della fede. Non si era opposto per niente al battesimo di Giorgio o al suo cammino catechistico. Se provasse
a porsi la domanda sul proprio modo di pensare alla fede, probabilmente scoprirebbe che la sua convinzione di
fondo ?che il credere ?qualcosa che ha a che fare con la debolezza della persona. E questo decisamente non gli
piace. Eppure, quando pensando alla parola fede non gli viene fatto di identificarla subito con i riti, le
processioni, e le prediche interminabili, si accorge che la memoria lo riconduce a quando, da ragazzo, se ne
andava sul tetto della casa dei nonni "a respirare le stelle". Da un certo punto in poi smise: da
qualche parte gli era giunta la battuta di qualcuno che aveva sentenziato che quello era "un esercizio da
deficienti". Eppure il ricordo di quello sguardo alle stelle gli riporta ancor oggi alla mente dolcezza e
nostalgia.
Le domande di Giorgio gettano lo scompiglio. Pur
senza dirselo reciprocamente, Susanna e Alfredo scoprono di aver parlato "di tutto ma proprio di tutto",
ma... non di questo tema; ma scoprono, soprattutto, di non riuscire proprio a parlarne, neppure ora. Se provano a
dare qualche risposta a Giorgio, preferiscono farlo quando l'altro coniuge non c'? Di fronte all'altro si
vergognano. S? proprio cos? si vergognano.
Talora si ritiene che l'intimit?pi?profonda sia quella del corpo. Ma c'?una intimit?dello spirito che
spesso ?ancora pi?profonda e che altrettanto spesso rimane fuori dalla comunicazione fra due fidanzati o due
sposi. Il desiderio di Dio appartiene al cuore della persona umana, al di l?della sua professione religiosa,
credente, agnostica, atea o quant'altro. Perch?non siamo capaci di condividerlo con la persona che amiamo?
don Stefano
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