Anno 2002
Numero 7 - Maggio 2002
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Marzia e Nicola ovvero
torte e microprocessori
La torta Sacher ?una specialit?austriaca. Si
tratta di un vero e proprio trionfo del cioccolato: nell'impasto, nella crema che la farcisce al suo interno,
nella glassa di copertura. Con una piccola sorpresa: un velo di marmellata, rigorosamente di albicocche, che la
ammorbidisce e la rende pi?amabile nel gusto. Si pu?servire con un ciuffo di panna montata.
Per assaggiare una buona torta Sacher probabilmente non ?necessario recarsi a Vienna. Molte pasticcerie del
nostro paese la confezionano in modo egregio. E non solo: si pu?fare anche in casa. Certo si tratta di un dolce
un po' laborioso, non adatto per chi si ritrovasse alle prime armi in cucina. A preparare la Sacher, Marzia se la
cavava davvero bene. E quando Nicola diceva sua moglie, appunto, "Marzia ?un mito!", si riferiva alla
sua Sacher, anzi alla Sachertorte, come la chiamava la nonna di Marzia, austriaca di Vienna, guarda caso,
che oltre alla ricetta aveva lasciato in eredit?alla nipote i capelli chiari, gli occhi azzurri e lo spirito
cordiale e ospitale della sua terra.
Nicola non sapeva che per lavorare il burro ci
voleva molta pazienza e "olio di gomito", cos?da farlo diventare spumoso. E che Marzia utilizzava un
cucchiaio di legno e non il battitore elettrico, perch?la sua nonna sosteneva che il burro si lavora a mano,
altrimenti.... non ?la stessa cosa. Nicola non sapeva che per stendere la glassa, cos?da dare alla torta una
copertura liscia e uniforme, occorrevano movimenti precisi, ma anche rapidi, in modo da precedere il definitivo
raffreddamento della glassa che avrebbe lasciato sulla copertura i segni inestetici della spatola. Nicola non
sapeva che Marzia non sceglieva una marmellata di albicocche qualunque, ma quella che preparavano certi monaci
dell'Umbria, che aveva poco zucchero e un profumo di fiori delicato e ineguagliabile.
Nicola non sapeva tutto questo, lui che a mala
pena sapeva far bollire due etti di penne rigate. Ogni volta per?che la Sacher arrivava in tavola e lui
affondava il coltello (che scricchiolava lievemente sulla glassa, attraversava fulmineo marmellata e farcitura e
si inabissava lungo la pasta soffice e ricca) sapeva che quello era il prezioso lavoro di sua moglie. Nicola
sapeva di tutto il tempo e di tutta la passione che Marzia aveva messo nella preparazione di quel dolce squisito,
omaggio prezioso alla loro vita di sposi, ormai da ventidue anni.Neppure Marzia sapeva come funzionava un
navigatore satellitare. Di come il dispositivo installato sull'automobile mandasse un segnale addirittura ad un
satellite in orbita attorno alla terra, il quale tramite un algoritmo (elementare per il computer del satellite,
ma costato anni di lavoro a coloro che lo avevano progettato), restituiva ad un processore le coordinate
dell'auto. Marzia non sapeva che il microprocessore dell'auto le confrontava con i dati di un disco ottico,
contenente milioni di informazioni, su strade e svincoli. Marzia non sapeva che in pochi secondi, dalla terra al
cielo, e poi di nuovo dal cielo alla terra, e poi ancora dalla macchina alla macchina, viaggiavano migliaia di
informazioni e si eseguivano milioni di operazioni.
Marzia non sapeva niente di tutto questo. Sapeva,
per? che Nicola lavorava alla progettazione del software per i navigatori satellitari. E quando dal
cruscotto della loro auto si udiva il semplice, elementare, messaggio, dalla voce gentile, ma ferma, "A
cinquecento metri, prendere a destra", Marzia sapeva che l?dentro c'era il lavoro di Nicola, anche se lei
non capiva nulla di sistemi digitali e di satelliti, come Nicola non capiva niente di glassa e burro spumoso,
quando si godeva la sua terza fetta di torta Sacher.
?una bella storia questa. ?la storia di due
persone diverse, negli interessi, nei gusti, nelle attitudini. ?la storia di due persone capaci di rispettare,
amare e godere della diversit?e della ricchezza dell'altro.Nella vita di coppia talora mancano il tempo e le
capacit?per entrare ciascuno nel mondo dell'altro. E il rischio pu?essere quello di giungere a ritenere che il
mondo dell'altro non esista. Che il suo lavoro non esista o non sia importante, soltanto perch?diverso dal mio o
perch?incomprensibile per le mie conoscenze; che i suoi interessi non esistano; che i suoi sentimenti non
esistano...; che alla fin fine... ci sono solo io.
don Stefano
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