Anno 2003
Numero 2 - Ottobre 2002
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IL PRETE E LA SUA STORIA
Non ?facile parlare di se stessi perch?sono
le azioni che parlano di noi. Mi ?capitato, comunque, di raccontare la mia vocazione in un contesto
"serio", insieme a persone che avevano fatto altre scelte di vita religiosa. In quell'incontro si
dovevano chiarire i passaggi e le tappe della propria crescita vocazionale. Quella volta fu utile per me perch?
mi obblig?a dare dei contorni precisi alla mia storia. Ricordo invece molte altre occasioni in cui
spontaneamente uscivano pezzi del mio passato quando, con ragazzi o giovani, si era attorno ad un tavolo, sui
prati della montagna o in piazza della chiesa. Da un inizio in cui le domande vertevano sui classici problemi
sessuali o sulle ragazze, si passava pian piano a richieste pi?profonde sull'essere prete, sul perch?di questa
scelta, sulle difficolt?incontrate.
In quel clima mi sentivo libero di parlare,
comprendevo la voglia di ascolto che era in loro, avvertivo un'apertura che mi obbligava alla franchezza. Momenti
belli e calorosi! Cercavo solamente di non calcare le linee di un protagonismo, per non essere troppo al centro
dell'attenzione, proprio perch?esiste, talvolta, la tendenza ad enfatizzare con tinte avventurose il proprio
passato. Pi?volte, in anni successivi, mi ?capitato di rivedere alcune di queste persone, le quali mi
rammentavano cose che avevo detto loro, mentre io avevo quasi rimosso molti pensieri. Questi sono i momenti pi?
belli in cui parlare di s? proprio perch?nulla ?prestabilito o preparato, ma tutto nasce nella spontaneit?
Per il resto infatti credo che siano le azioni e i comportamenti a parlare di noi, sia in senso positivo che in
senso negativo.
Potrei accennare anche alla vita del prete con le
sue difficolt? la mancanza di una donna e della famiglia, le giornate senza orari, il non possedere una vita
privata, l'essere sempre sotto i riflettori, tenere insieme persone e iniziative di una comunit?Ma credo che
siano problemi paralleli a quelli di molti altri. Anzi, i miei sono pi?ridotti! Mi vengono in mente persone che
da anni non fanno le ferie per accudire persone malate o inferme, quanti sono alle prese con lo stipendio che non
basta mai, quanti hanno delle difficolt?morali o vivono con molta solitudine. Ecco perch?mi sembra pi?
corretto far conoscere non tanto i problemi del prete (che, tra l'altro, interessano poco), quanto ci?che un
prete vive, pensa, quello che avverte o i punti di vista che possiede. Cos?facendo si pu?comunicare le parti
nascoste e belle del prete. In questo mi ritengo un privilegiato, perch?della mia fede e della mia persona
riesco a dire sempre qualcosa attraverso il microfono della Messa domenicale o le pagine del Tassello.
Esiste sempre un pensiero in ogni prete, quando
non vede sorgere vicino a s?giovani che scelgono la stessa vocazione. Viene quasi l'idea che non si riesca a far
passare l'Evento per cui ha senso dare la vita diventando sacerdoti. Poi si capisce che "questo mondo"
rimane un po' misterioso e allora? ci si affida ancora di pi?al Padreterno.
don Norberto
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