Anno 2003
Numero 2 - Ottobre 2002
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VIENE AVANTI... PRETINO
Entrare nella TV ?come fare un giro nel
labirinto di specchi. Quel gioco che c?era una volta al Luna Park dove gli specchi ti confondevano
facendoti sembrare pi?grasso, magro, alto, basso, con il testone enorme e via dicendo. La TV, deforma,
proprio come gli specchi, tutto ci?che presenta. Questa deformazione ?normale per una rappresentazione: quando
andiamo a teatro o al cinema non assistiamo alla vita vera degli attori ma ad una scena, ?il gioco della
maschera, del fare come se fosse la realt? ma la realt?non ?
Cos??anche per i programmi TV.
Quando qualcuno partecipa a trasmissioni
televisive, deve essere consapevole che la propria immagine, i propri pensieri e le proprie azioni, possono essere
manipolate a piacimento (nel bene e nel male) solo per il fatto di trovarsi l? Questa consapevolezza la devono
avere anche i preti e le suore che frequentano i programmi TV. Don Norberto, suo malgrado, ne sa qualcosa. Al TG3
di alcuni anni fa era stato indicato come il "prete che ricatta i ragazzi per andare a Messa" (o qualcosa
di simile). In pochi secondi di servizio pubblico era stato creato il caso umano. Se avesse voluto,
don Norberto avrebbe potuto continuare ad esporsi in modo plateale ingigantendo l?episodio; se l'avesse fatto,
sicuramente l?avrebbero chiamato a qualche talk show; o forse avrebbe potuto cantare una canzone al Festival di
Sanremo, fare l'inviato di quelli che ?il calcio o sfilare in passerella per qualche famoso stilista (o
parrucchiere!).
Queste sono esagerazioni, ma per molti preti e
suore, l'apparire in TV ?cosa ormai abituale. Alcuni di questi affermano che, per una evangelizzazione al passo
con i tempi, ?necessario accettare la sfida dei mass media e occorre essere l?dove gli uomini e le donne
vivono, quindi anche in televisione.
Io penso che, prima di intraprendere un'attivit?
pubblica, occorra essere pronti e formati per non cadere nel tranello della banalizzazione e della "marionettizzazione"
in cui molti preti e suore scivolano, quando vanno in TV (questa volta, fortunatamente, senza differenze con i
laici). E' assolutamente necessario, inoltre, pensare agli effetti pubblici, cio?a quale reale comunicazione
di massa si effettua ed ai messaggi impliciti che si trasmettono, passando (allegramente) la settimana tra una
Rete televisiva e l'altra.
E' noto che molti italiani (in particolare i
giovani) non vedano l'ora di partecipare a trasmissioni televisive. Da questa "febbre catodica" non
potevano essere esclusi i Religiosi. Lo scotto da pagare per tutti ?quello di rischiare la propria dignit?
perch? come sostiene Roberto Benigni: "Anche se avessimo Budda, Shakespeare e Dante, la terza volta che li
vedi da Santoro o da Vespa o da Costanzo dici ?Ancora 'sti tre scemi!?. Dopo che li vedi in TV, qualsiasi cosa
dicano, sembrano scemi."
Come sempre ?importante non estremizzare: ci
sono persone consacrate che conoscono le regole della Comunicazione e svolgono dell?ottimo servizio pubblico. Per
altri, invece, si tratta di costruirsi una "immagine" per avere maggiore "visibilit?quot;. La febbre
catodica di quest?ultimi ?molto alta: ?proprio necessario un antipiretico.
Andrea I.
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