Anno 2003
Numero 7 - Maggio 2003
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ALLA RICERCA DEI POETI
Tutti siamo passati, durante gli anni scolastici,
dalla letteratura italiana, nello studio dei poeti e delle loro poesie. Tristi ricordi di fatiche fino a tarda
sera per imparare a memoria i versi che ci venivano richiesti all'interrogazione del giorno dopo. "Devo
studiare la poesia" era un impegno fastidioso perch?bisognava applicarsi ripetendo prima una riga e poi
l'altra, mettere insieme una strofa con le altre. Inoltre sentivamo la noia perch?il linguaggio e le immagini
risultavano distanti da noi oltre che incomprensibili. Per fortuna che il libro ci forniva le adeguate note ai
piedi della pagina per comprendere il significato di molti termini.
Bisognava conoscere autori cos?essenziali della
cultura italiana e studiare i loro versi, ma a che prezzo! Tra il Manzoni e il Leopardi, tra D'Annunzio e Pascoli
abbiamo imparato versi ma senza entrare nella poesia. Un po' di sollievo ci giungeva al momento di incontrare
degli ermetici, per il fatto che almeno le poesie? erano corte. Tutti abbiamo gioito del famoso verso: "Mi
illumino di immenso", non perch?comprendevamo la lirica di Ungaretti, quanto perch?pi?corta di
cos? Un aiuto per comprendere il mondo della poesia, poteva arrivare dal professore appassionato, capace di
entusiasmare gli alunni. Qualcuno magari ricorder?un suo professore simile a quello descritto dal famoso film
"L'attimo fuggente", ma non ?di tutti!
In questo modo la poesia ci ?diventata sempre
di pi?ostica, relegata ad un circolo ristretto di appassionati senza giungere ad un pubblico pi?vasto. Forse
per questo motivo la poesia ?rimasta qualcosa di "pesante e di strano", incapace di essere letta e
compresa. Immagino che tra i libri che si cercano in libreria, quelli del reparto "poesia" siano i meno
sfogliati Anche adesso, dopo diversi anni, continuo nella fatica di accostarmi alla poesia forse per questo
fastidioso trascorso. Trovo ancora difficile la disposizione delle parole sul foglio bianco o i termini che mi
rimandano a concetti che "non capisco".
Riesco a cogliere il valore poetico di un testo o
di un racconto nel momento in cui l'autore mi permette di "andare" in alto o mi lascia a bocca aperta
quando riesce a descrivere con le sue immagini quello che anche io sto sentendo. Scrive un autore che ho scoperto
da poco: "Io non scrivo libri: taglio degli specchi", intendendo quella capacit?di mettere in
condizione il lettore di specchiarsi in una pagina, di vedersi in una immagine. Lo stesso poeta si esprime dicendo
che " Un libro, un libro vero non ?qualcuno che ci parla, ?qualcuno che ci ascolta, che sa
ascoltarci".
Libero ormai da impegni scolastici ho imparato a
conoscere autori che mi sembrano "poeticamente" molto alti, grazie ai loro racconti, ai loro romanzi o
ai loro pensieri. E' un mondo che mi piace perch?sa arrivare prima di noi, sa esprimere quello che noi vorremmo
esprimere, sa rivelare ci?che in noi ?nascosto.
Forse dovr?rileggere Manzoni, Leopardi o lo
stesso Dante, per trovare nei loro testi qualche cosa che supera il tempo. Trovo altamente poetici i testi della
Genesi quando spiego ai giovani quel sonno che permette all'uomo di trovare accanto a s?la donna "osso
delle mie ossa, carne della mia carne". Riscopro alcune immagini dei Salmi che invitano alla lode davanti
alla bellezza del creato o descrivono la bocca arida come un coccio, quando non si riesce a dire nessuna parola.
Trovo anche nei Vangeli potenti pagine che rimandano al mistero di Dio nascosto ma reso visibile in quell'uomo di
Nazaret.
Mi verrebbe allora da dire: "Torniamo alla
poesia" o, che ?lo stesso, "Riconosciamo la poesia dove esiste", dentro i segni di piccole parole
o di semplici immagini, grazie a chi ha ricevuto in dono di essere "poeta".
Don Norberto
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