Anno 2003
Numero 7 - Maggio 2003
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FRANCESCA E ANDREA
ovvero
il tranello dei sentimenti
Capit?un pomeriggio di fine maggio. E non ci fu
un perch? Quando Andrea tornava a casa dal lavoro, dopo le 18, Francesca, aprendogli la porta di casa,
esclamava: "Bentornato James Bond!". Lo ripeteva ogni volta. Per? non lo esclamava sempre allo
stesso modo: a volte la voce era trionfante; a volte pi?stanca; talora sembrava perfino che lo facesse perch?
ormai era di routine.
Eppure... la cosa andava avanti da quando erano
fidanzati, ai tempi in cui Andrea studiava all'universit?e Francesca, fresca di diploma, lavorava presso un
negozio di profumeria. Quindi era ormai da pi?di dieci anni che Francesca andava incontro ad Andrea chiamandolo James
Bond. Quella sera... non ci fu un perch? eppure ad Andrea quel soprannome diede fastidio. Anzi: prov?un
senso di distacco, quasi un sentimento di rifiuto verso sua moglie. Che strano, vero? Gi? che strano...
Che strano, visto che ai tempi in cui erano
fidanzati, Andrea si sentiva scoppiare il cuore, di orgoglio e tenerezza, quando Francesca, con il viso luminoso,
felice di incontrarlo, lo chiamava da lontano: "James... ecco James... James Bond!".
Andrea aveva ventiquattro anni quando aveva udito da Francesca quel soprannome per la prima volta.
Ad Andrea piaceva tanto Francesca. Per?.. aveva
pensato bene di levarsela subito dalla testa: lei era davvero troppo carina per lui...
Lui, "topo" di biblioteca, che gli amici (ma erano davvero amici?) prendevano in giro perch?dicevano
che spendeva tutte le mance in Clearasil, per i molti brufoli sul viso che (accidenti!) a ventiquattro
anni, ancora non volevano saperne di lasciarlo in pace. E poi Andrea si sentiva impacciato, imbranato, di tutto
insomma...
Invece Francesca l'aveva chiamato sin dalla prima
volta James Bond. E poi anche la seconda, e la terza... E proprio Francesca gli aveva voluto bene; e
l'aveva sposato. E non c'era volta che, in fondo, anche a distanza di anni, di fidanzamento prima e di matrimonio
poi, quel soprannome non gli facesse almeno un pizzico di piacere. Quella sera no. Niente piacere e, anzi,
disagio, fastidio. Perch?
Perch?in tutti quegli anni, con quelle parole
Francesca non aveva soltanto dato ad Andrea affetto e stima, ma gli aveva anche insegnato una cosa importante: che
lui era degno di essere amato e stimato. E quella era stata una scoperta importante per Andrea anche se mai
resa esplicita. Lei non era soltanto la donna che lo aveva amato per prima, ma anche la persona che, in qualche
modo, lo aveva guarito dal suo poco amore di s?
Ma allora, il fatto di non provare se non disagio
per il James Bond di quella sera, forse stava segnalando ad Andrea un fatto importante. Che di sua moglie
non aveva pi?bisogno come di un sostegno. Sua moglie era stata contemporaneamente fidanzata e medico; poi moglie
e ancora medico: l'aveva amato e aveva cercato di guarirlo. Il fatto di "sentire" meno sua moglie,
paradossalmente, era il segno positivo che di lei non aveva pi?bisogno come si ha bisogno di un medico. Il
distacco emotivo era il segno che ora poteva volerle bene semplicemente come alla propria moglie. Punto e basta.
A volte rileggiamo i sentimenti in modo
sbrigativo, come se dovessimo obbedire a tutto ci?che suggeriscono. Invece un sentimento va sempre ascoltato ma
anche decifrato, interpretato: sia quando ?positivo, sia quando ?negativo. Perch?quello che custodisce pu?
essere esattamente il contrario di ci?che sembra. E si rischia di cadere in un tranello.
Forse quella sera Andrea stava facendo
l'esperienza di essere completamente guarito da quel male antico che era il poco amore e il poco rispetto di s?
Allora c'era da festeggiare: ad Andrea non serviva pi?di essere James Bond. Gli bastava di essere Andrea
e di avere per moglie quella donna splendida che era Francesca.
don Stefano
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