Anno 2003
Numero 6 - Aprile 2003
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E PENSARE CHE C'ERA IL PENSIERO
In questo periodo le news
televisive sono particolarmente difficili da comprendere. E? facile scoprire la fragilit?delle nostre opinioni
e dei nostri "punti fermi"; l?assenza di pensieri forti che ci guidino nelle vicende della vita.
Queste idee mi sono passate per la mente
guardando uno di quei numerosi dibattiti televisivi in onda su tutte le reti. Le persone che generalmente vi
partecipano sono sicuramente preparate, generalmente sono chiare nelle loro esposizioni e ti permettono di
comprendere notizie e fatti importanti ed anche a meglio comprendere la realt?che ci circonda. Tutto questo,
per? ha un limite: non ci aiuta a pensare, a ragionare con la nostra testa. Ci rimane solamente la possibilit?
di affermare "ha ragione questo" o "ha ragione l'altro", "sono d?accordo" o
"non sono d?accordo" fino a quando giriamo su un altro canale e?cambiamo idea.. Il nostro ?un
pensiero (ma lo definirei piuttosto una serie di opinioni e di affermazioni) usa e getta. Non essendoci uno
scambio diretto, sono idee riflesse dalle opinioni di altri.
Il pensiero ?il grande assente dal medium
televisivo. La TV ci pu?informare, intrattenere,
divertire ma non pu?farci pensare. E' come un elettrodomestico da cucina: macina, impasta., sminuzza, miscela ma
non ?in grado, in autonomia, di creare una torta. Per una volta, comunque, la TV non ha responsabilit? Non si
pu?chiedere ad un frullatore (anche se ipertecnologico) di preparare una torta da solo.
Credo che il pensiero nasca dalla riflessione
personale, dal dialogo, dal confronto con gli altri, dall'esplorazione di cos'?il mistero, il vero, la
coscienza, la vita. Domande profonde che non possiamo affidare all'opinionista di turno.
?e pensare che c'era il pensiero?
cantava Giorgio Gaber.
Andrea I.
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