Anno 2003
Numero 6 - Aprile 2003
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LAURA, CINZIA, PAOLO E MICHELE
ovvero
humor e perdono
Laura e Cinzia erano due sorelle. Avevano poco
pi?di un anno di differenza l'una dall'altra ed erano cresciute come due sorelle gemelle. Avevano condiviso i
giochi, le amicizie, le confidenze, i progetti e i sogni. Eppure erano assai diverse di carattere. Laura era molto
intelligente, acuta osservatrice, un pizzico introversa. Cinzia era pi?aperta, simpatica, ma un po' pigra e
qualche volta perfino indolente.
Al compimento del venticinquesimo e
ventiquattresimo anno di et? rispettivamente, Laura e Cinzia avevano sposato due amici: Michele e Paolo.
Per?.. patti chiari! S? proprio cos? "Patti chiari!". Il giorno stesso del matrimonio di Laura,
infatti, durante il pranzo di nozze, Cinzia, davanti a tutti gli invitati (forse aveva bevuto un po' troppo di un
ottimo Berlucchi) aveva sentenziato che "Se Michele non mi lascia pi?vedere Laura, finisce che gli taglio
le gomme della macchina!". Al che, Laura non era stata da meno, e alzando il calice (sempre di quell'ottimo
Berlucchi) e rivolgendo uno sguardo fiero al neo sposo Michele aveva minacciato: "Se non mi lasci pi?vedere
Cinzia, mi sa che ti pianto!".
Era tutto uno scherzo, non v'era dubbio. Perch?
a Cinzia, che si sarebbe sposata appena un mese dopo il matrimonio di Laura, piaceva davvero tanto scherzare. E in
questo suo modo di essere aveva trascinato anche Laura, sin da quando erano ragazzine. Il matrimonio, per? fin?
inevitabilmente per distanziare le vite delle due sorelle, che pure continuavano a sentirsi regolarmente e,
soprattutto, a volersi un gran bene.
Le due coppie, Laura con Michele e Cinzia con
Paolo, andavano bene. I problemi e i conflitti quotidiani di certo non mancavano. Per?c'era una differenza
abissale nel modo di affrontarli. Laura e Michele teorizzavano l'importanza del "rispetto reciproco".
Parole sacrosante. Peccato che scambiassero il rispetto per il "non dirsi mai nulla" e, dunque,
per il conseguente "mandare gi?tutto". E siccome Michele era quello che si dice "un bel tipetto",
ecco che Laura doveva mandar gi? mandar gi? mandar gi? senza mai dire una parola, salvo poi sfogarsi al
telefono con la sorella Cinzia, ogni volta che si parlavano, cos?che sembrava una pentola a pressione quando si
apre la valvola del vapore o addirittura si toglie il coperchio.
Cinzia e Paolo, invece, si dicevano le cose, ma
scherzandoci sopra. Non per questo le minimizzavano e neppure si limitavano a prendersi in giro l'uno con l'altra.
Infatti, ciascuno dei due sapeva prendere in giro ma anche e soprattutto prendersi in giro. "?troppo
facile" diceva Paolo "scherzare con gli altri, se non sai scherzare con te stesso...".
C'?un modo di intendere il rispetto per l'altro
che conduce quasi inevitabilmente a rimuginare e rimuginare, a incamerare tensione e, ogni tanto, a esplodere.
C'?un modo di intendere il rispetto per l'altro che, invece, parte dalla considerazione che non tutte le cose
sono importanti allo stesso modo, ma che talora anche sulle cose che non sono importanti si pu?scatenare in
famiglia la guerra. Scherzare spesso, con se stessi e con il proprio compagno o la propria compagna ?un aiuto da
non trascurare: ?segno di saggezza e di leggerezza. Certo: a volte si pu?rischiare di essere sarcastici o di
scadere nel cattivo gusto. E questo non va bene. Cinzia e Paolo, per? conoscevano un altro ingrediente: sapevano
anche chiedersi scusa. Senza scherzare.
Chiss?che il sorriso e il perdono non siano i
veri cardini di una cultura non violenta, nella famiglia e nella societ?
don Stefano
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