Anno 2003
Numero 8 - Giugno 2003
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SFIORARE IL MANTELLO
"Mi sono sorbito una bella predica!" ?
ci?che dice un figlio dopo che il genitore (normalmente il padre) ha impiegato mezz'ora di tempo per
arrabbiarsi, per spiegare le cose giuste, per mostrare le cose sbagliate. Il termine "predica" ha
assunto una connotazione negativa e pesante forse anche a causa delle... prediche dei preti! Esistono studi su
come si attua la predicazione in Italia e libri per aiutare il sacerdote a fare meglio quell'atto che arriva a
molte persone radunate alla domenica. E' la predica che determina per molti il giudizio sulla Messa stessa. Si
dice infatti: "E' stata un bella Messa" oppure: "E' stata una cosa barbosa", a partire da ci?
che il prete ?riuscito a comunicare.
Pur non volendo, nel bene o nel male, la
celebrazione si qualifica per la predicazione, anzi, per alcuni, ?l'unica cosa importante della domenica.
Ricordo di essere stato colpito, nei primi anni di sacerdozio a Milano, dal comportamento di persone che andavano
alla Messa scegliendo il prete per la sua capacit?oratoria. Ci si spostava dalla propria zona per andare in
un'altra chiesa in cui si sapeva che celebrava sempre quel sacerdote particolare. Taluni addirittura uscivano dopo
l'omelia (parola pi?moderna per dire lo stesso concetto) dalla chiesa, ritenendosi appagati per quella
riflessione. Per loro la predica era "la cosa" principale a scapito del momento celebrativo dove una
comunit?prega, si ritrova ad esprimere la propria fede.
Non ?una cosa semplice "fare la
predica" e il prepararla comporta qualche difficolt? Partire da una frase del vangelo e suggerire una
riflessione sulla vita di oggi, non ?una impresa sempre facile, anche dopo tanti anni di militanza. In questo
numero del Tassello provo a fare "una predica scritta", cosa che normalmente non faccio nello spazio di
questa rubrica.
"Una donna affetta da emorragia, udito
parlare di Ges? venne tra la folla alle sue spalle e gli tocc?il mantello. In quell'istante le si ferm?il
sangue e si sent?nel suo corpo che era stata guarita da quel male".
Riprendo una parte del vangelo che viene letto nella domenica in cui esce questo numero del Tassello.
C'?una perdita di sangue che assomiglia alla
perdita di vivacit? quel boccheggiare, quello stare a galla in modo amorfo che tocca tutti, chi pi?o chi meno.
Quella percezione di "perdere sangue", di "perdere vita" o anche di perdere i sogni, i
desideri, ritrovandosi solamente con il minimo per non soccombere.
Alle spalle, senza guardare in faccia Ges?
spingendo tra la gente, una donna tocca il mantello, forse lo sfiora solamente, con la forte voglia di guarire e
di avere una vita decente. Una donna senza nome che assomiglia a quanti vanno cercando una soluzione ai loro
problemi passando da uno psicologo all'altro, da un santuario all'altro, da un guaritore all'altro, da un veggente
all'altro, da un guru all'altro. Quanti si muovono pieni di speranze e quanti imbroglioni se ne approfittano!
Fortunatamente Ges? come sempre, non vende
fumo. Si sente chiamato con "la voce del desiderio" da una donna disperata. Ges? persona giusta che
prima di essere maestro ?un crocifisso, prima di garantire una salvezza per la modica somma di "euro?"
si ?fatto Dio vicino, blocca la fuoriuscita del sangue, senza fare nulla. La donna, sentendosi cercata con gli
occhi, si presenta impaurita e riceve da Ges?"la parola" della guarigione, detta forse con un sorriso
sulle labbra. Aveva riposto bene la sua totale fiducia in quell?uomo e nel suo mantello!
Immersi tra la folla, tra le mura della casa, tra
i tavoli dei ritrovi, tra gli orari del lavoro, stiamo un po' tutti perdendo il sangue, disperdendo gli aspetti
veri della nostra esistenza. E quanta dispersione! E' sufficiente accontentarsi vedendo che altri stanno peggio di
noi? Secondo la donna si pu?andare dal Signore con la propria insoddisfazione ma con la certezza che questo Dio
sa curare i mali della vita. Basta che Dio si senta, in qualche modo, sfiorare da noi!
don Norberto
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