Anno 2002
Numero 4 - Gennaio 2002
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Bruno, Riccardo
Gemma e Alessandro
ovvero il buono e il cattivo
Quello buono e quello cattivo: in questo modo,
davvero poco simpatico, la gente del paese e perfino alcuni amici di famiglia chiamavano i fratelli Bonardi, Bruno
e Riccardo.
Bruno, quello "buono", il maggiore dei due, aveva trentasette anni, era sposato con Elisa e aveva due
bambini. Si era diplomato geometra e lavorava presso gli uffici dell'amministrazione provinciale.
Riccardo, quello "cattivo", il secondogenito, aveva trentasei anni, esattamente uno in meno di Bruno,
era sposato con Elena e non aveva figli. Si era laureato in Fisica a Milano e dopo aver vinto una borsa di studio,
si era specializzato al Massachusetts Institute of Technology di Boston. Lavorava come dirigente di una grande
societ?di telecomunicazioni ed era libero docente presso una universit?del Centro Italia.
Bruno e Riccardo erano i due figli di Gemma e
Alessandro.
Gemma e Alessandro, che ora avevano settantadue e settantaquattro anni, rispettivamente, si erano sposati poco
pi?che ventenni con il grande desiderio, soprattutto di Gemma, di avere subito un figlio. Un anno, due anni, tre
anni... questo figlio proprio non ne voleva sapere di arrivare. Gemma e Alessandro erano una coppia serena e,
seppure intristiti, soprattutto all'inizio, dal mancato arrivo del bimbo, avevano costruito la loro vita
matrimoniale in modo positivo: avevano molti amici, si concedevano qualche viaggio, avevano comperato una bella
casetta in Trentino, per le vacanze estive e le settimane bianche, visto che a entrambi piaceva sciare.
Quando nel 1962 il medico da cui si era recata
per alcuni "strani sintomi" le disse che era semplicemente incinta, Gemma esplose di gioia e di stupore.
E cos?pure Alessandro. Erano passati ormai tredici anni dal matrimonio... chi se lo aspettava pi?
Nel 1963 nacque Bruno. Gemma passava le ore, anche quando Bruno dormiva, a guardarselo e riguardarselo. Aveva la
sensazione di non riuscire a dire, neppure a se stessa, ci?che provava nel profondo del cuore, per quel bambino.
Alessandro non era da meno: scherzando con gli amici si riferiva a Bruno chiamandolo "il principe
ereditario" o pi?semplicemente "il mio principe".
Ma le sorprese non erano finite!
Alla fine del 1963, quando Bruno aveva ancora pochi mesi di vita, Gemma scopr?di essere nuovamente incinta.
Questa volta la reazione fu di incredulit? ma anche di scompiglio. Bruno aveva portato gioia nella famiglia;
indubbiamente, per? anche molti problemi, specialmente per una coppia di sposi che per tredici anni si era
abituata a vivere per conto proprio senza marmocchi al seguito. Per?ai problemi, vista l'enormit?della
felicit? n?Gemma, n?Alessandro avevano fatto caso. Quando nel 1964 nacque Riccardo, invece, sembrarono
venire fuori tutti in un colpo solo: quelli di Riccardo, ma pure quelli di Bruno.
Ai genitori, agli amici, Gemma e Alessandro, manifestavano un po' del loro disappunto: "Riccardo... non era
in programma". Il guaio ?che, senza accorgersene, questo messaggio pian piano venne registrato anche da
Riccardo. Gemma non trascorreva le ore a guardarlo, come faceva con Bruno, sia perch?Riccardo non era pi?una
novit? come era stato Bruno, sia perch?"Ora con due figli ho tante cose da fare e non ho pi?tempo di
star l?in contemplazione!". Alessandro, dal canto suo, si riferiva a lui chiamandolo... Riccardo. Giusto!
Per?Bruno era "il principe". Riccardo era solo... Riccardo.
Cos?crebbero: Bruno, buono, disponibile,
sereno, un po' mammone, a scuola aveva faticato un po' e non mostrava grandi ambizioni; aveva un modesto impiego,
ma era felice. Riccardo: irrequieto, intelligente, ambizioso, sempre in lotta con tutto e con tutti... un
caratteraccio; aveva un lavoro da fare invidia ed era perennemente scontento.
Ogni bimbo che viene al mondo su questo nostro pianeta vorrebbe sentirsi dare il benvenuto. A volte, e certamente
senza volerlo, rischiamo di mandare ai nostri figli messaggi che dicono il contrario, anche se per i figli
facciamo molte cose e non facciamo mancare loro mai niente di niente. I "benvenuti mancati" possono
lasciare nel profondo del cuore di un bambino uno strascico di tristezza, rabbia e rivendicazioni che talora
permangono anche nella stagione adulta.
"Riccardo: ?cos?bello che ci sia anche
tu!".
don Stefano
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