Anno 2002
Numero 4 - Gennaio 2002
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IL DOTTORE DELLE... CIABATTE
Torna facile, o meglio ?consuetudine, parlare bene di una
persona appena deceduta; si trovano tutti i pregi ed i difetti, come per incanto, vengono smussati e
ridimensionati.
Il signor C. era certamente un personaggio curioso e simpatico al tempo stesso, almeno per quanto mi ha riguardato
personalmente; i suoi fatti personali e familiari mi sono rimasti sconosciuti ed ho sempre evitato di approfondire
questo argomento, anche perch?il diretto interessato non si ?mai pronunciato a tale riguardo, segno che la sua
vita da "single" gli andava bene cos? anche se non era per questo abbandonato dal parentado. Comunque
sia, problemi familiari a parte, io l?ho sempre conosciuto fondamentalmente come un "ragazzo
indipendente", dico "ragazzo" per eufemismo o meglio per sottolineare lo spirito giovanile che mi
aveva colpito in lui i primi tempi in cui ho cominciato a curarlo. Circa quindici anni fa quel ragazzo di ottanta
anni allora, mi si present?in blue jeans, scarpette da tennis, camicia estiva multicolore, sbottonata a livello
del petto su cui risaltava tra la peluria grigio nera un massiccio crocifisso d?oro, capelli pettinati all?indietro
vistosamente rinnovati nel colore da una tinta biondo rossiccia. La prima impressione fu di un personaggio uscito
da non so quale serie di telefilm americani, l?unica differenza il linguaggio non propriamente yankee, ma
tipicamente bustocco, visto il cognome inflazionato dalle nostre parti.
Da allora ricevevo periodicamente le sue telefonate verso le
sette del mattino, un po? prestino rispetto alla media, ma cos?era sicuro di trovarmi per chiedermi, senza
urgenza di passare a trovarlo per il rinnovo delle medicine e una visitina di controllo. Cos?puntualmente mi
recavo all?appuntamento; quasi sempre, arrivato nel cortile della sua abitazione, trovavo la porta di casa sua
chiusa, perch?il signor C. era gi?al lavoro nel laboratorio dalle sei del mattino: cos?mi spiego l?orario
insolito delle sue telefonate!
A parte le prime volte, tutte le altre mi recavo direttamente nel laboratorio, passando da un locale adibito ad
ufficio del proprietario dell?attivit?artigianale, il quale puntualmente mi confermava che il
"giovanotto" era al suo posto di lavoro; mi presentavo allora sulla soglia dello stanzone ed ingaggiando
una lotta con il rumore della ventola del sistema di condizionamento alla fine le mie povere corde vocali
raggiungevano l?obbiettivo di schiodare il "giovanotto" dalla sua postazione.
Lui tutto sorridente, si avviava verso di me con passo gagliardo,
fiero del suo camice bianco, che gli donava l?aria di un vero professionista ed insieme, tenendoci a braccetto,
attraversavamo il cortile fino all?uscio di casa sua. L?sul tavolo quasi sempre aveva preparato avvolte in
carta da giornale una dozzina di uova fresche per il suo dottore; parecchie volte in questi anni sono stato
omaggiato anche di alcune paia di ciabatte di ottima fattura, ma non sempre del numero adatto al mio piede; del
resto come potevo smentire la deduzione dello stesso suggerita dall?occhio clinico del mio generoso paziente!
Per lui il lavoro era tutto, ossigeno alla sua vita ormai sulla via del tramonto e scandita dall?inesorabile
passare degli anni; negli ultimi periodi, intendo intorno ai novanta anni, l?averlo come "lavoratore"
era pi?una perdita che un guadagno, tanto che gradatamente con molta pazienza e infinita comprensione da parte
del titolare si arriv?a fargli capire che era giunto il momento di mettersi a riposo. Quel giorno di fatto
arriv?portandosi via buona parte del gusto della vita, che nemmeno i ricordi pi?belli avevano il potere e la
forza di restituire.
Oggi che il signor C. non ?pi?tra noi, mi piace ricordarlo e
rivederlo venire verso di me nel suo camice bianco: un vero "dottore delle ciabatte" .
Sandro
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