W LA GUERRA
L?11 settembre ha segnato la coscienza di
ognuno di noi: abbiamo visto da vicino (in diretta TV) cosa pu?produrre la follia degli uomini.
Da questa data ad oggi la TV ci ha vomitato
addosso tutto quanto poteva di truce, di sensazionale e di sconvolgente.
"La spettacolarizzazione ?certo la
deriva pi?facile e pi?pericolosa per i media. E' una logica che impone di raccontare ogni cosa restando solo
alla superficie, con procedure di semplificazione della complessit?e con la ricerca di tutto ci?che pu?far
colpo".
Perfino gli attentatori alle Torri Gemelle hanno
calcolato i tempi televisivi per dare risalto ai loro attacchi.
La TV non chiedeva altro e si ?avventata come
uno sciacallo sulle notizie di guerra.
"Ogni giorno la redazione di un
quotidiano si trova di fronte a un'enorme quantit?di dati, di eventi. Quali scegliere, quali evidenziare, quali
"censurare" o mettere ai margini? Questa scelta ?gi?gravida di significato, comporta una presa di
posizione su ci?che ?ritenuto importante. La scelta poi ?guidata dalla cosiddetta "notiziabilit?quot;
o "vendibilit?quot; (ci?per cui un avvenimento pu?diventare una notizia capace di attirare l'attenzione
del pubblico e di far vendere il giornale). Tale criterio tende a produrre una selezione negativa delle
informazioni e delle notizie. La preferenza va alla notizia shocking disturbante, generalmente di segno negativo.
"La nera vende pi?della bianca" ?la regola di ogni redattore di cronaca, ma vale per tutti i media
".
Ci siamo ritrovati cos?immersi in un?infinit?
di commenti, di impressioni a caldo, di esperti in terrorismo, di esperti in guerra, di politici che discettano
sulla "superiorit?dell?occidente".
Tutti in coda davanti al salotto buono di Vespa,
Santoro, Costanzo intenti a speculare sulla morte di migliaia di persone.
Ognuno dice la propria idea come se fosse la cosa
pi?intelligente al mondo, ognuno ?preso dal proprio fondamentalismo: io ho ragione e tu hai torto.
Come sempre, per alcuni, le disgrazie sono un
grande affare: passano da un programma all?altro collezionando gettoni di presenza; ultimamente stanno emergendo
anche gli astrologi, d?altronde devono "guadagnarsi la pagnotta" anche loro.
Dopo aver scritto queste righe, ma quelle pi?
cattive sono finite sotto il tasto CANC, mi sono accorto di essere finito anch?io nella spirale della violenza,
con la voglia di "buttare gi?le torri" di questa nostra televisione italiana.
Che senso pu?avere tutto questo? (mi sono
chiesto) E? possibile non rispondere violenza a violenza?
Ed ecco il Cardinale Martini:
"C'?un'eccedenza del Mistero divino,
che non va mai dimenticata, e che deve rendere perennemente vigilanti e attenti a quanto trascende ci?che la
"notizia" comunica. Il lembo resta cio?un pezzo del mantello, e il mantello rimanda alla Persona che
lo indossa e che potrebbe dismettere il mantello quando non volesse servirsene pi? I mass media sono mezzi e non
fini, realt?strumentali, penultime e non ultime, che potrebbero nascondere e ostacolare la via del vero, ma,
quand'anche fossero a essa aperti, non la esaurirebbero del tutto."
La TV ?solo un mezzo, un intermediario, sta a
noi riflettere ed approfondire i messaggi che ci arrivano.
Alla luce di questi momenti di odio e di
violenza, credo che non si possa lasciare alla TV lo spazio per riflettere sulle cose importanti della nostra
vita: "Che valore ha la vita umana per me?" "Che cosa penso dell?altro, dello sconosciuto, dello
straniero?".
E? un compito tutto nostro.
Andrea
N.B. Nell?articolo, ho inserito tre
citazioni della lettera pastorale "Il lembo del mantello" del Cardinale C.M. Martini, che ho scaricato
dal sito www.diocesi.milano.it
e sono sicuramente le cose pi?sensate scritte in questo ?Telecomando?. |