Anno 2003
Numero 4 - Gennaio 2003
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LE DUE MARIE
Ho appreso anch'io, quasi all'ultimo momento,
della morte della mamma di Don Giovanni, verso la fine di novembre. Gli telefonai quella domenica sera per
stringermi al suo dolore, in nome di una vera amicizia e nel ricordo caro ed indimenticabile della signora Maria,
o meglio delle due Marie.
Gi? perch?durante il loro soggiorno nella
nostra parrocchia diventarono miei pazienti; parroco, mamma e zia, appunto le due Marie e la frequentazione della
casa parrocchiale rientr?per un lungo periodo nel giro quotidiano delle visite. Problemi di ipertensione la zia,
dapprima ben controllata, poi col passare degli anni, sulla soglia degli ottanta, si complicarono con un ictus,
avvenuto nel periodo della settimana santa, mi sfugge l'anno, ma so che da allora per lei e per chi dovette
assisterla giorno e notte, la settimana santa divent?un periodo di anni. Gli esiti dell'infarto cerebrale
lasciarono "zia Maria" paralizzata a letto con incontinenza sfinterica e completamente cieca, quindi
bisognosa di tutto e di tutti.
Ricordo bene che l'evento turbo' profondamente
Don Giovanni; per lui la cara zia era stata la persona che l'aveva sempre seguito, per servirlo umilmente nei vari
trasferimenti del suo ministero, divenendo la "manager" della casa, perch?molto attiva, capace di
amministrare bene, una persona insomma quasi insostituibile. Fu cos?che mamma Maria, altrettanto buona e
generosa, ma abituata ad un ruolo meno responsabile, dovette, non certo in tenera et? rimboccarsi le cosiddette
maniche e prendere il posto oneroso della cognata, con la quale sostanzialmente aveva un buon rapporto, ogni tanto
velato da qualche screzio o muso lungo, come avviene in un comune menage familiare. Per fortuna c'era il Don a
fare da paciere e riappianare la situazione quando era critica, grande uomo anche in queste piccole cose, ma
testimonianza del grande amore per queste due donnette; l'Amore con l'A maiuscola ha sostenuto Don Giovanni da
quel momento fino a questi ultimi tempi nel servire, nell'accudire, nel "farsi pane spezzato" nei
riguardi prima della zia e poi della mamma.
Quante volte salita quella "benedetta"
e stranissima scala a chiocciola della casa parrocchiale, che congiunge il piano terreno alla zona notte, con la
testa che ti ronza ed un principio di vertigini (ma chi l'ha progettata?) ho trovato il parroco impegnato in
servizi di "pulizia intima' alla zia per ovvi motivi di incontinenza, quante volte il suo viso era
visibilmente stravolto per la notte praticamente passata in piedi, perch?la zia chiamava il "suo
Giovanni". Sono fatti di cui sono stato testimone, che mi hanno aiutato a cambiare e hanno maturato in Don
Giovanni una particolare sensibilit?per le persone sofferenti; sono lezioni della vita molto dure da accettare,
ma quando prendono si inscrivono profondamente nel cuore, non nella semplice memoria!
Poi fu il turno di mamma Maria, una mattina il
cuore in gola, il fiato corto, un senso di peso al petto, insomma il suo vecchio cuore, forse anche provato dal
sovraccarico di impegni, fu segnato da un infarto. Un colpo dietro l'altro, una situazione sempre pi?pesante, in
pi?il ruolo di parroco nonostante l'aiuto innegabile di molte persone, tra le quali alcune dedite in maniera
costante e con totale gratuit? Don Giovanni dovette farsi in due e dedicarsi amorevolmente alle due donnette,
con tanti gesti umili e servizievoli, che pochi hanno la grazia di aver visto.
La storia ?continuata a Nova Milanese dopo il
trasferimento, lontano dai nostri occhi, ma vicino al nostro cuore; la mamma ebbe anche un ictus, che la paralizz?
a letto come la zia ed il servizio amorevole di Don Giovanni continu?con ammirevole costanza, nonostante i nuovi
e pi?gravosi impegni.
Sorella morte, nella sua piet?le ha accolte una
dopo l'altra, a distanza di pochi anni, prima la zia Maria, poi ultimamente mamma Maria, lasciando quella casa di
Nova cos?grande, inesorabilmente vuota e Don Giovanni "solo" come ebbe modo di dirmi quella sera al
telefono; quella solitudine che si prova quando si passa da una vita piena di impegni verso persone malate, a pi?
niente o quasi. Ma questa solitudine ?come il silenzio, ?pi?eloquente di ogni altra cosa, porta la voce
delle due Marie, che ci incoraggiano a non desistere dal nostro impegno di servizio verso il prossimo, perch?con
loro ?stata solo una sana palestra ed altre Marie ci attendono per servirle.
Sandro
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