Anno 2003
Numero 4 - Gennaio 2003
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L'OPERA INCOMPIUTA
"L'incompiuta" ?l'opera d'arte che
non ?stata portata a termine per l'improvvisa morte dell'artista. La storia di questi strani personaggi ?
spesso segnata dalla malattia, da una vita disordinata o da forme di pazzia. Improvvisamente si chiude una vicenda
umana e il lavoro a cui l'artista stava dedicando il suo tempo diventa "non finita". Questa opera
acquister?un valore diverso e suggestivo essendo quasi un testamento impresso nella tela, nella pellicola di un
film o in un pentagramma.
Se lasciamo l'esempio dell'arte, si ha la
percezione che tutta la vita sia "un'incompiuta", per il fatto che non si arriva mai a mettere la firma
alle azioni umane. Ne sanno qualcosa i genitori che vedono, nella loro attivit?educativa, un'incompiuta, perch?
"non ?mai finita". La fede fa parte della stessa categoria, proprio perch?non sai mai valutare il
suo compimento. Gli affetti, gli amori e, in definitiva, noi stessi siamo "un'incompiuta". Sono
incompiuti anche i quattro vangeli tanto da rilanciare l'idea del "quinto vangelo", quello che ognuno
dovrebbe scrivere nelle pagine della propria esistenza. Sono incompiuti i rapporti che necessitano di essere
precisati nel corso degli anni. E' incompiuta anche la realt?familiare che diventa bella nel momento in cui?
si rompe, non nel senso del divorzio, ma nel far sorgere nuovi nuclei con il matrimonio dei figli. Scriveva
l'autore che abbiamo conosciuto in "Francesco e l'Infinitamente piccolo" che le vere madri sono
"quelle che si donano e se ne vanno", rispetto a "quelle che pensano solo ai figli tenendoli legati
in eterno". Forse l'amore in quanto tale possiede la caratteristica dell?incompiutezza. L'amico Christian
Bobin, appena ricordato, ha scritto un interessantissimo libro parlando di una donna che aveva molto amata (senza
esserne l'amante) e che mor?per una malattia fulminante. In nome di quella forte amicizia, quasi parlando con
lei, cos?la definisce: "Tu sei colei che mi impedisce di bastarmi. Tu mi hai dato la cosa pi?preziosa di
tutte: la mancanza".
Ogni opera d'arte, anche quella finita con tanto
di firma e di autentica, lascer?sempre un senso di incompiutezza, come se si dovesse dare un'ultima pennellata,
aggiungere un'ultima nota o scrivere una nuova pagina di romanzo. E' delle cose umane vivere in questa dimensione
del "mai finito", perch?quando imprimiamo qualcosa di nostro nella materia, non riusciamo mai ad
esprimerci in forma piena. Il marmo, il foglio bianco, la tela, la pellicola, o qualsiasi altro materiale pur
trasformandosi in ci?che l'artista vuole, non sar?mai in grado di dire tutto quello che ?nelle mani, negli
occhi o nel cuore di chi lavora. Solo "oltre la materia", solo "oltre la morte" si avr?
quella compiutezza, proprio perch?ogni cosa sar?raccolta dalle mani di Dio.
Ricordo spesso una bella frase che si usa nel
rito di ordinazione dei sacerdoti. Il Cardinale ventidue anni fa la disse anche a me: "Dio porti a compimento
ci?che in te ha iniziato", volendo quasi esprimere la pienezza della propria consacrazione quando l'impatto
con Dio sar?definitivo. Mi sembra bello allora accettare di vivere nell'incompiutezza, perch?riusciamo a
considerare la realt?in maniera pi?corretta. Nulla a che vedere con la superficialit?o il qualunquismo,
ovviamente! E' interessante invece aspettare il giorno in cui il cielo comprender?la terra, quando tutto avr?
il suo compimento, quando ogni cosa bella realizzata sulla terra, sar?nelle mani dell'Artista degli artisti.
Don Norberto
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