CHRISTIAN BOBIN
Questi testi fanno “da assaggio” perchè ciascuno scopra Bobin acquistando i suoi libri!
Alcuni pensieri
Lo scrittore
Un elogio
Chi cammina
Il personaggio
L'intervista
I NOSTRI AMICI
Carlo Acutis
Etty Hillesum
Christian Bobin
Annalena Tonelli
Teresa di Lisieux
Eric-Emmanuel Shmitt
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CHRISTIAN BOBIN
ELOGIO DEL NULLA
Illumina ciò che ami senza toccarne l'ombra
(1/4)
La sua lettera è là, sul bordo della credenza della
cucina. Aspetta. Da quasi una settimana, attende la mia risposta. Una
piccola donna d'inchiostro, modesta, con la gonna un po' spiegazzata, le
frasi incrociate sulle ginocchia. A ogni mio sguardo, pone nuovamente la
sua domanda. E non sempre so rispondere. La vedo tutti i giorni. Passo
molto tempo in questa cucina. Vi assaporo un silenzio che le luci della
strada fanno tintinnare come cristallo. Da una settimana, questo
silenzio è segretamente turbato dalla sua lettera. Lei mi chiede un
testo per la sua rivista. Un testo, o almeno qualche frase. Che graviti
attorno a questa domanda: Cosa dà senso alla sua vita?
Vede, quando ho letto questa formulazione, mi sono trovato ricondotto
all'infanzia, nell'aula degli esami: scrivete il cognome in alto, a
sinistra del foglio. Rileggete bene il vostro tema. Potete usare il
dizionario. Non sono mai stato molto portato per gli esami. Non che
fossi un cattivo alunno, come si suol dire. Quando indovinavo cosa ci si
aspettava da me, allora lo davo. Facevo dell'arte di apprendere un'arte
davvero sottile dell'offerta: bisogna dare all'altro ciò che egli si
aspetta, non ciò che auspicate per voi. Ciò che spera, non ciò che
siete. Perché ciò che spera, non è mai ciò che siete, è sempre
un'altra cosa. Ho imparato molto presto, dunque, a dare quello che non
avevo. La scrittura ha dovuto cominciare così. La scrittura, l'amore e
il resto. Di sicuro. Così ottenevo dei buoni voti in francese. Per le
altre materie, ero costretto a imparare tutto a memoria: la mia noia, e
l'assoluta mancanza di attenzione che ne seguiva, mi mettevano troppo in
pericolo. Non c'era altra soluzione che lo studio parola per parola,
privo di senso, è chiaro. Imparavo l'essenziale, a scuola. Imparavo
l'imitazione dell'intelligenza, l'imitazione dell'interesse,
l'imitazione della vita. Imparavo, come tutti quanti, a mentire, a
crescere. Che cos'è, un adulto? È qualcuno che mente. Mente non su
questa o quella cosa, ma su ciò che è. Un bambino diventa adulto
quando è capace di questa menzogna profonda, essenziale. Mi servivo
dunque, più o meno abilmente, di quest'arte della parvenza. Lo facevo
su tempi molto brevi. Mi sembrava inopportuno dire in venti righe quanto
poteva dirsi in dieci. Spesso una parola basta. Anche nessuna.
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