CHRISTIAN BOBIN
Questi testi fanno “da assaggio” perchè ciascuno scopra Bobin acquistando i suoi libri!
Alcuni pensieri
Lo scrittore
Un elogio
Chi cammina
Il personaggio
L'intervista
I NOSTRI AMICI
Carlo Acutis
Etty Hillesum
Christian Bobin
Annalena Tonelli
Teresa di Lisieux
Eric-Emmanuel Shmitt
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CHRISTIAN BOBIN
IL PERSONAGGIO
(1/2)
di Guigo Dotti
"L'uomo di
cui si parla quando si parla dei miei libri non esiste", scrive di sé
Christian Bobin, autore schivo e discreto che, paradossalmente, rivela
grandi squarci della propria vita interiore nelle parole poetiche che offre
come gesto di amore. Per lui, infatti, "non è per diventare scrittori
che si scrive: è per raggiungere in silenzio quell'amore che manca a ogni
amore". E scrittore dallo sguardo universale, Bobin lo è diventato
senza mai muoversi dalla cittadina di provincia nella quale è nato nel
1951: Le Creusot, un centro dell'industria metallurgica francese che non ha
nulla dell'incanto dei vigneti della Borgogna che l'attorniano, né
possiede vestigia artistiche che l'abbelliscano. Eppure, proprio
quell'apparente grigiore imperante ha spinto fin da piccolo Bobin a
cogliere altre luci e altri splendori: quello del cielo e dei fiori, degli
alberi e degli uccelli e, soprattutto, quello dell'infanzia che apre gli
occhi al mondo e che, secondo Bobin, in un certo senso dischiude al mondo
degli adulti uno sguardo nuovo, rendendolo capace di cogliere l'esistenza
in una luce autentica, di discernere la bontà fondamentale della creazione
e, così, di spiegare l'inspiegabile e di narrare l'indicibile. Rivelatosi
anche in Italia con due testi segnatamente "cristiani" -
Francesco e l'infinitamente piccolo (San Paolo 1994) dedicato al santo di
Assisi, il "somigliantissimo" a Cristo, e L'uomo che cammina (Qiqajon
1998) affascinante interpretazione del Gesù itinerante - in molti si sono
chiesti se la sua matrice di ispirazione fosse cristiana: nei suoi libri,
infatti, vi è un estremo pudore in merito, quasi un defilarsi per lasciar
trasparire i sentimenti senza preoccuparsi di ostentare appartenenze o
imporre etichette. Ma quando l'interrogativo si fa esplicito, la risposta
non è per nulla ambigua: "C'è chi vuole o spera che lei sia
cristiano. Lo è?", gli chiese un giorno l'intervistatore di un
mensile cattolico. "Sì, certamente, senza alcuna esitazione - fu la
risposta immediata -. Credo di essere sempre più cristiano, il che
significa che ho sempre più coscienza di esserlo sempre meno, perché
credo sia impossibile essere veramente cristiani in questa vita. Essere
cristiani, infatti, vuol dire non cedere mai in nulla alla mondanità, non
offrire appiglio all'invidia, alla gelosia, all'orgoglio, all'agio e al
benessere così temibile; significa non avere nulla per sé. Sarei un
bugiardo se dicessi che riesco a vivere anche in minima parte un simile
ideale. In realtà, non conosco altro cristiano che Cristo!".
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