Anno 2004
Numero 3 - Dicembre 2003
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PECCATI CAPITALI:
L'AVARIZIA - VIZIO GELATO
Dopo aver descritto la scorsa volta la superbia
che ?la radice di tutti i vizi, accenniamo brevemente alla avarizia, quel vizio che impedisce di avere un
buon rapporto con le cose. L'avaro non ?colui che risparmia, colui che ?previdente non sapendo cosa riserva il
futuro. Essere risparmiatori ?un atteggiamento importante per non dipendere dagli altri, un domani. Chi ha una
certa et?conosce bene il valore del risparmio per costruire la casa, per far studiare i figli. Molti, una volta,
conservano gelosamente il salvadanaio, mettendo dentro le piccole monete in vista di una spesa futura. Niente a che
vedere con l'avarizia quindi.
Intendiamo parlare invece di quel vizio che fa
essere attaccati morbosamente alle cose e al denaro, non in vista di un uso delle cose o del denaro, ma in vista
solamente dell'avere. Compito dell'avaro ?quello di fare di tutto per avere pi?denaro al fine? di non
spenderlo. Usando il denaro infatti non si avrebbe pi?potere e lui diventerebbe come gli altri
"pezzenti". L'avaro ?una persona tristissima perch?non gode di quello che il denaro potrebbe
offrirgli, perch?il giorno in cui lo facesse? perderebbe il potere che il denaro gli d?
L'avarizia ?un vizio stupido, direbbe il filosofo Galimberti, perch?gode di un potere che non si
realizzer?mai. L'avaro ? in un certo senso, un asceta, uno che si impegna pur di raggiungere i suoi obiettivi,
ma a che prezzo?
Ovviamente tutto ci?che non si traduce in
moneta, non conta. E cos?l'avaro non si accorge della bellezza, della intelligenza, della cultura, e neppure
delle persone. Si interessa di tutto ci?solo in funzione della ricerca del denaro. Le persone allora sono viste
come concorrenti, come coloro che potrebbero rubare quel senso di onnipotenza che il danaro concede. Saltano cos?
i rapporti, si ?disposti a tutto pur di raggiungere l'obiettivo, usando mezzi leciti e illeciti. Dietro a questo
vizio troviamo la paura del futuro, di quello che sar?e, soprattutto, la paura della morte perch?essa lo
renderebbe nudo, senza nulla. L'avaro cerca in tutti i modi di allontanare la morte, ma produce l'effetto di
anticiparla impedendo a se stesso di vivere.
E' sempre "l'amore di s?quot; (filaut?
dicevano gli antichi) che sta al fondo di ogni vizio capitale. Dio poi ?un avversario, va combattuto, perch?
parla di condivisione e di libert?dalle cose. Il demone dell'avarizia tende cos?ad allontanare da Dio e da
quella possibilit?di essere figlio, per arrivare a dire: "Io sono quello che ho". Sembra un modo di
fare lontano da noi, ma forse non ?proprio cos? Quando si perde il giusto valore delle cose, quando si vende
l'anima pur di avere, quando si ?pronti a tutto pur di possedere per il gusto di possedere, si ?preda di questo
vizio.
Ci si pu?difendere da questo demone con la
grande libert?di animo di chi ha trovato "altrove" il suo tesoro. L'amore verso Dio e verso il prossimo
diventano antivirus per non ammalarsi di questa malattia. Chi non ricorda zio Paperone quando si tuffa tra i suoi
soldi, pauroso nei confronti dello squattrinato Paperino? La vicenda di Paperopoli rispecchia il nostro mondo,
perch?i paperi... non sono molti diversi dagli uomini.
Don Norberto
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