Ai pari della cattedrale, il battistero è un libro scolpito e dipinto, sintesi
di dottrina teologica, di catechesi, di massime sapienziali, di cultura laica;
Biblia pauperum e Speculum mundi allo stesso tempo. Quando Benedetto Antelami
fra il 1196 e il 1216 alzò nel cuore di Parma il suo ottagono foderato di marmi
bianchi e rosa, volle che la squadra dei suoi lapicidi raccontasse tutto, ma
proprio tutto: i mesi, le stagioni, i segni zodiacali, re David e il centauro,
la regina di Saba ed Ercole, la storia sacra e il mito. Nel portale ovest (detto
del «Giudizio Finale») la severità del tribunale divino è mitigata dai rilievi
scolpiti che rampicano sui pilastri laterali. Gli uni raccontano la parabola
della vigna (anche gli operai dell'ultima ora avranno piena mercede) gli altri
descrivono le sette opere di Misericordia. Come dire che Dio accoglie in
qualsiasi momento il peccatore pentito e che l'amore per il prossimo è la chiave
del Paradiso. Nel portale sud lo scultore antelamico ha dato immagine a una
iconografia di origine probabilmente buddista, molto popolare nel medioevo. È la
storia di Barlaam e di
Josaphat. Il rilievo rappresenta un
giovane che
arrampicato su un albero sta gustando un favo di miele e non si accorge, lo
sventurato, che due roditori e un drago stanno consumando il tronco alla base.
Intanto, a simboleggiare lo scorrere del tempo, le figure allegoriche del Sole e
della Luna attraversano il firmamento sui loro carri celesti. Il tutto è
trasparente metafora della vita che il Male insidia e che, nel veloce
precipitare dei giorni, può finire all'improvviso, proprio quando ci sembra più
dolce. Se poi entriamo dentro il battistero di Parma, rimaniamo sconcertati
dalla vastità della decorazione ad affresco. Vera e propria Summa theologica
realizzata da maestri di cultura occidentale e da botteghe bizantine fra
Duecento e Trecento. C'è l'Antico e c'è il Nuovo Testamento, ci sono i
patriarchi e i profeti, i dottori e gli apostoli, gli evangelisti e i re
d'Israele, c'è la vita di san Giovanni e quella di Gesù. C'è, infine, a dominare
l'immenso teatro sacro, la Deesis:
Cristo in trono affiancato dalla Vergine
regina del Cielo e dal Battista.
Fra tutti gli antichi battisteri italiani quello che mi affascina di più è il
battistero della cattedrale di Ravenna, detto anche «neoniano» perché fu il
vescovo Neone a costruirlo intorno o poco dopo la metà del V secolo. Questo
edificio ottagono rivestito di mosaici e di stucchi al suo interno, mi affascina
perché rappresenta il momento storico nel
quale la cultura classica tardo
antica, diventa idioma cristiano. Qui non ci sono scene apocalittiche. Al centro
della volta è raffigurato il «Battesimo di Gesù nel Giordano». Intorno al
battesimo si dispongono in circolo i dodici apostoli ritagliati contro il fondo
azzurro cupo e divisi l'uno dall'altro da un cespo dorato di acanto. Indossano
mantelli d'oro, portano fra te mani la corona simbolo della gloria celeste e si
muovono vivacemente, festosamente quasi, del tutto consapevoli della loro
individualità umana. Le stoffe coprono forme reali, espresse con sicuro rilievo
plastico, l'ombra si addensa nelle pieghe dei panneggi, i volti diversi l'uno
dall'altro sono definiti nei loro precisi caratteri fisionomici e psicologici.
Immediatamente al di sotto della ruota degli apostoli, si dispiega una
figurazione circolare che per il suo aspetto dichiaratamente mistico ed
esoterico, ha reso possibili le più diverse interpretazioni. Gli elementi
ricorrenti che si ripetono per tutto il giro della decorazione sono l'altare con
il libro aperto e il trono vuoto sovrastato dalla Croce, l'uno e l'altro
inseriti in un motivo architettonico di transenne ed esedre. L'idea che si vuole
esprimere è probabilmente quella della santità dei Vangeli (il libro aperto) e
della presenza invisibile del Salvatore (il trono vuoto segnato dalla Croce).
Oppure - è l'interpretazione che mi piace di più perché ci riporta al concetto
iniziale del battistero figura dell'Eternità - i seggi vuoti sono immagine della
città ultraterrena, della Gerusalemme celeste che presenta i troni preparati per
gli eletti fin dall'inizio dei tempi
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