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SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DEL LAZZARETTO
Ornago

Edificato su un luogo ritenuto miracoloso, alla periferia est del paese, prese il nome per la presenza, sullo stesso sito, di una cappelletta votiva della peste del 1576.
All’interno una pregevole pala raffigurante San Martino, opera di Carlo Verri, e una rappresentazione del Figliol Prodigo, opera del Corneliani. Adiacente il Santuario la tomba della famiglia Verri, tra cui quella di Pietro.

E’ facile immaginare l’entusiasmo della popolazione di Ornago alla notizia che l’immagine era stata dichiarata "miracolosa" e soprattutto quando hanno assistito allo schiodamento degli assi che imprigionavano la loro povera e cara Cappelletta: potevano finalmente rivedere il dipinto di Federico da Monza. E bisognava erigere il "tempio maestoso".
Mons. Mogni, Prevosto di Vimercate, il Parroco di Ornago, il Nobile Pietro Antonio Rusca e tutto il popolo non persero tempo. Fu incaricato l’architetto Antonio Panfilo, un amico del Rusca, di preparare il progetto, che la Curia subito approvò. Anzi fu proprio la Curia che nell’ottobre del 1715 aveva scritto al Prevosto di Vimercate pregandolo di interessare tutte le parrocchie della Pieve ad essere generosa nelle offerte per l’erigendo tempio.

Festa del Santuario.
La seconda domenica dopo Pasqua e la seconda domenica di ottobre si celebrano le due feste del Santuario della Beata Vergine del Lazzaretto

La sua storia incomincia nel 1714.  Per timore della superstizione, la Curia ordina che si facciano indagini.  Dopo la terza indagine, viene permesso il culto dell'Immagine La costruzione è incominciata nel 1716. Il Conte Pietro Verri, personaggio illustre del '700 milanese, vi ha costruito la sua tomba. Poco lontano una cripta custodisce l'acqua che sgorga perennemente da una polla

Nel 1716 fu posta la prima pietra.

Alla cerimonia, allietata da musiche, parteciparono tutti: nobili, clero di Curia e di campagna, popolazione del luogo e forestieri. Fu steso un "organico": un capomastro, Bartolomeo Barca, muratori di mestiere con stipendio, manovalanza del luogo senza stipendio, cavalli e carri dei nobili e dei contadini per il trasporto dei materiali; amministrazione e vigilanza furono affidati a un comitato del paese.
Ma non fu facile e senza disavventura la costruzione di una chiesa che, senza dubbio, appariva agli abitanti veramente maestosa, se paragonata a quella parrocchiale del tempo. Ci volle una ventina d’anni di lavoro; la volta, o per carenza di mezzi o per incompetenza di tecnici (non sempre la buona volontà rimedia a tutto) fu fatta tre volte; le rifiniture non riuscivano a rientrare nel bilancio. Comunque nel 1734 la chiesa era agibile: il parroco di Ornago chiese che fosse benedetto l’altare maggiore e si cominciò a celebrare la festa del Santuario nell’anniversario di quello che continuava ad essere ritenuto il primo miracolo: la nascita della fontana. I lavori furono completati dopo la morte del Nobile Pietro Antonio Rusca: rimasto vedovo e senza figli, lasciò per testamento gran parte del patrimonio al Conte Gabriele Verri, suo amico, con l’impegno di far eseguire il lavori che non erano stati fatti o condotti a termine: innalzare il muro su cui era dipinta l’Immagine, inglobarla in una degna cornice di marmi, alzare il presbiterio, completare gli altari laterali, premettere alla facciata il pronao, costruire la sacrestia ecc…
Il Conte Gabriele Verri e il figlio primogenito, Pietro, fecero eseguire i lavori e si compensarono con le proprietà del Rusca: casa, terreni e supellettile varie. La chiesa fu completata in seguito e arricchita di un bell’organo e suppellettile sacra. Purtroppo con il tempo furono fatti lavori estranei che sono stati corretti e in questi ultimi anni sono stati fatti dei restauri intesi a recuperare gli elementi stilistici e architettonici originali. Altri lavori restano da fare.

 

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