Tesoro "nascosto" da
riscoprire Nella periferia est di Milano, sorge una bella chiesa con
annesso chiostro, le cui origini sono legate alla Congregazione dei
Canonici Lateranensi.
La canonica di Casoretto affonda le sue radici nel 1404,
anno in cui Pietro Tanzi, proprietario di una chiesetta dedicata a Santa
Maria Bianca, chiede alla congregazione dei Canonici Lateranensi di Santa
Maria della Frigionaia di Lucca l’ invio di alcuni religiosi per officiarla. Nel 1406 è eletto il primo priore di Santa Maria Bianca, don Pietro Orido
da Padova. I confratelli del nuovo priore inizialmente sono solo due: don
Taddeo da Bagnasco e don Gregorio da Lucca. Il neoeletto doveva in segno di
obbedienza recarsi ogni anno, nel giorno della festa dell’ assunzione della
Madonna, alla chiesa del monastero di Santa Maria della Frigionaia per
deporre sull’ altare maggiore due candele del peso complessivo di due
libbre.
La chiesa e il monastero di Casoretto durante il Quattrocento costituiscono
una importante sede della congregazione dei Canonici Regolari Lateranensi ,
presenti in seguito a Milano nella chiesa di Santa Maria alla Passione .
L’ ordine dei Canonici risale all’ epoca di Sant’ Agostino . E’ Il Papa
Gelasio I che introduce la regola di Sant’ Agostino tra i Canonici Regolari a
Roma ed ecco che presto questi Canonici si impongono come esempi di santità. Santa Maria della Frigionaia di Lucca, che appartiene all’ ordine dei
Canonici Regolari, viene riformata nel 1395 da Bartolomeo Colonna. I
canonici di Frigionaia scelgono la povertà come norma di vita: tale
congregazione è approvata da Martino V nel 1431. Poco prima, nel 1404, come già
menzionato, i canonici di Lucca sono chiamati dal Tanzi a Casoretto. In
principio i religiosi risiedono in un villa di proprietà del Tanzi; solo nel
XVI secolo inizia la costruzione del chiostro attiguo alla chiesa, purtroppo
mai ultimato. La costruzione della chiesa che noi vediamo risale al 1470-1480 ed è
stata attribuita all’ ambiente dei Solari, famiglia di architetti
lombardi che lavorano alla costruzionie di importanti chiese milanesi quali
Santa Maria delle Grazie e San Pietro in Gessate. Non si conosce ancora
quale fosse l’ impianto originario della chiesa, se a tre navate o a
navata unica con cappelle laterali; ciò che è certo è che l’intera facciata,
restituitaci da un intervento di restauro, conserva ancora le sue fattezze
originali ad esclusione del grande tondo centrale e delle cornici delle
finestre.
Testimonianza preziosa del XV secolo è il bellissimo
affresco di autore ignoto raffigurante la Madonna della Misericordia
a cui è intitolata la chiesa. La Vergine Maria è ritratta in atto di
adorare il Bambino Gesù, disteso sull’ erba. Bellissima è la
raffigurazione della Madonna, vestita di un abito candido bordato d’
oro; più semplice il disegno del Bambino Gesù, frutto di manomissioni in
epoca seicentesca. Anche le scritte sul cartiglio vengono
manomesse in epoca seicentesca; attualmente si legge su di esso la frase: Ecce Maria genuit nobis Salvatorem(Maria ha generato per noi il
Salvatore).
Altra opera degna di nota, appartenente alla fine dell’ epoca
quattrocentesca, è la pala Melzi, opera forse di Liberale da Verona.
Il trittico raffigura al centro la Resurrezione di Cristo e
nelle due tavole laterali, a destra il conte Giovanni Melzi
presentato da san Giovanni Battista, a sinistra la moglie
accompagnata da san Giovanni Evangelista. Nella lunetta sovrastante appare
la figura di Dio Padre benedicente. Circa un secolo dopo, nel
tardo Cinquecento, la chiesa è ampiamente rimaneggiata al suo interno. A
questo periodo va ascritta la copertura della navata centrale con
volta a botte e la costruzione dell’altare maggiore. Questo
intervento architettonico è stato attribuito a Pellegrino Tibaldi o a
Martino Bassi, i due maggiori architetti che operano a Milano nel XV-XVI
secolo. Pellegrino Tibaldi, architetto di san Carlo Borromeo,
potrebbe essere stato chiamato a Casoretto proprio dal santo a cui era
cara la canonica.Il santo arcivescovo milanese sembra si ritirasse
spesso in preghiera in tale monastero, come è dato intendere
dall’epigrafe incisa sull’ architrave di un portale che si trova
nei pressi del chiostro. Il testo dell’ epigrafe rivela inoltre il grande
affetto dei Canonici nei riguardi del loro arcivescovo: « Questa
casa, un tempo fu spesso cara a san Carlo, per questo è da noi monaci molto
amata». La grande ammirazione dei Canonici per san Carlo Borromeo pare
confermata dal ritrovamento, nel 2001, di un affresco seicentesco
raffigurante Carlo e Federico Borromeo. Infatti proprio nell’ antica
sala capitolare, pochi anni fa, dietro un imponente armadio sono stati
rinvenuti lacerti di un affresco raffigurante i due Borromeo. Carlo è
raffigurato sulla destra della parete, Federico sulla sinistra; in alto è
raffigurato lo Spirito Santo . Sotto questa raffigurazione si leggono le
parole latine Sapientia et Intelectus, quindi lo Spirito Santo
è inteso qui come donatore di sapienza ed intelletto e non è un caso
ritrovare queste scritte proprio nella sala capitolare,luogo in cui
era necessario che l’ aiuto divino si mostrasse sotto forma di sapienza
ai religiosi. Il convento di Casoretto sopravvive per quasi due secoli alla morte del
santo cardinale suo protettore. Nel 1772 il cardinal Pozzobonelli
decreta la soppressione delle canoniche di Santa Maria Bianca della
Misericordia di Casoretto, San Giorgio in Bernate Ticino e Santa Maria
Rossa di Crescenzago. A partire da questa data Santa Maria Bianca diviene
coadiutoria di Turro. Per più di cento anni la chiesa non è interessata
da alcun intervento di manutenzione a causa della mancanza di fondi
economici. Don Gaspare Fossati,parroco di Turro, nel 1839 scrive al
Regio Governo perchè intervenga a riparare il tetto della chiesa, che
si trovava in condizioni disastrose; ed ecco che nel 1841 le sue
richieste vengono esaudite con la sistemazione del medesimo. Nel 1927 la
chiesa e il chiostro sono interessati dai lavori di restauro dell’
architetto Annoni, che ridona alla facciata della chiesa il suo aspetto
quattrocentesco e sistema gli ambienti interni del chiostro ad uso di
canonica ed asilo infantile. Nel 1942, nella chiesa di Santa
Maria Bianca opera l’ architetto Ugo Zanchetta. Per esigenze di
spazio l’ architetto demolisce le cappelle cinquecentesche e crea il
coretto a sinistra dell’altare. Interessanti da segnalare gli ultimi restauri del chiostro, nel 2002,
ad opera dell’ architetto Tandoi. Durante i lavori di restauro, l’architetto
scopre che la facciata dell’antico monastero verso via Mancinelli presenta
alcuni elementi architettonici trecenteschi; questa scoperta è
tuttora oggetto di studio presso la Soprintendenza dei Beni
Architettonici. Forse proprio lì risiedevano i primi religiosi chiamati da
Pietro Tanzi prima della costruzione del chiostro nel XVI secolo . Il Chiostro di Casoretto, nonostante i palesi rifacimenti, costituisce un
esempio unico a Milano per tipologia architettonica. La peculiarità del
medesimo è costituita dal grande spazio architettonico posto a
separazione degli archi a tutto sesto e delle bifore, tipologia non
presente in altri chiostri coevi della città. Nonostante gli stravolgimenti attuati duranti i restauri del secolo
scorso, la chiesa e il chiostro di S. Maria Bianca costituiscono dunque una
interessante meta storico-artistica per riscoprire un tesoro nascosto alle
porte di Milano