ITINERARI
NEL BELPAESE
FRA ARTE E SACRO
La nostra Via Crucis
La sagrada Familia
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Il porporato ha presieduto il rito che dal 1620 si ripete ogni
cento anni e che era stato rimandato di dodici mesi a causa del Covid
«Quattro secoli fa, in questo Santuario che si eleva maestoso sulle Alpi, si
fece ricorso all’intercessione della Madonna per implorare aiuto e protezione
nelle difficoltà della vita e contro il flagello della peste. Oggi, in questo
travagliato periodo tormentato dal coronavirus e dalle sue pesanti conseguenze
sentiamo il bisogno di ripartire insieme, con determinazione e vigore, per
superare la grave crisi che ci attanaglia, dopo i tanti dolori e sofferenze che
hanno afflitto la nostra vita, tenendoci lontani perfino dai familiari ed amici
». Immerse nella storia e radicate nel Vangelo, le parole del cardinale Giovanni
Battista Re, decano del Collegio cardinalizio, nominato dal Papa “legato
pontificio”, hanno richiamato fortemente il senso della quinta centenaria
incoronazione della Madonna di Oropa: «Un segno del nostro impegno nel mettere
ordine nella nostra vita, dando a Dio il primo posto nei nostri pensieri e nel
nostro cuore, e camminando sotto il suo sguardo paterno sulla strada dei Dieci
Comandamenti». Domenica al santuario biellese, a quasi 1.200 metri di
altitudine, si è ripetuto un gesto antico e sempre nuovo. Se nel 1920,
terminata la Grande Guerra erano giunti per l’incoronazione in oltre 150mila,
questa volta il Covid ha fatto rimandare di un anno l’evento e ha ridotto la
presenza a 1.500 persone. Cinquecento accolte nella basilica superiore, altre
mille hanno partecipato alla Messa all’esterno seguendola sui maxischermi. In
1.500 a rappresentare la diocesi e l’intero territorio biellese. Ma grazie
alle nuova tecnologie e alla diretta di Tv2000 l’evento è stato portato in tanti
sagrati e ha consentito di vivere l’Incoronazione a migliaia di persone dalle
proprie case. Al termine della celebrazione – con la partecipazione del coro con
oltre cento elementi, diretto da Giulio Monaco – il collegamento con Roma per
l’Angelus di papa Francesco. Poi l’incoronazione: il cardinal Re ha posto sul
capo del Bambino Gesù e della Vergine Maria la corona realizzata dall’artista
milanese Luca Cavalca in collaborazione con Riccardo Stanchi, disegnatore orafo
valenzano. Non solo un oggetto prezioso, ma il simbolo di una comunità in
cammino, una “corona di figli”. «Il gesto di incoronare la Madonna – ha
sottolineato Re – ci inserisce in una tradizione che ha radici nel 1620 e ci
riporta col pensiero alle innumerevoli persone che lungo i secoli sono salite a
questo Santuario per cercare luce, sostegno e conforto» e che qui «hanno vissuto
l’esperienza tonificante di un incontro profondo con Dio. Non sono pochi quanti
sono giunti col cuore amareggiato e triste e il cui animo è ritornato sereno
pregando e cantando le lodi della Madonna, fiduciosi nel potere di intercessione
della Madre di Dio e Madre nostra». Dopo la corona, attraverso le mani del
rettore don Michele Berchi, il dono del manto realizzato con oltre 15.000
pezzetti di tessuto donati dalla gente, con uno strascico lungo 25 metri, cucito
a mano dalle monache dell’abbazia “Mater Ecclesiae” di Isola San Giulio. È il
“Manto della misericordia”, simbolo di protezione per tutto il popolo. Infine,
la preghiera che il cardinal Re ha rivolto alla Vergine Maria. Una preghiera
accorata, in un luogo fatto silenzio. Tra le invocazioni: «Proteggi, Vergine
Santa, la comunità diocesana di Biella, il Piemonte, l’Italia e l’umanità
intera, perché cresca l’impegno per il bene comune e non manchino gli sforzi
perché amore e pace regnino nei cuori e nella società. Rinvigorisci la coerenza
cristiana e sostienici nel cammino sinodale programmato dalla Chiesa italiana». |